→ aprile 10, 2002
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Lettera del Senatore Debenedetti al Foglio
Caro direttore,
verrò, e chiederò a mio figlio di venire con me. Chiederò anche a presidi di licei di andare a spiegare in classe perché lo faccio, perché lo facciamo: e a chi obiettasse, risponderò che non abbiamo istituito per legge il giorno della memoria perché fosse un vuoto rituale. Ma perché ci parlasse sempre del dovere di difendere la libertà e democrazia in cui Israele si sostanzia, sola in questo, in Medio Oriente.
Amici del Foglio, lanciare una seconda iniziativa, dopo quella di solidarietà all’America, comportava rischi ancora maggiori: avete avuto il coraggio di compromettervi. Ne vale la pena. Grazie.
→ aprile 10, 2002
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Tutti alla Rai sembrano occuparsi delle nomine in arrivo. Ma l’assetto del sistema e la privatizzazione di viale Mazzini sono improvvisamente usciti dal magazzino oggetti dispersi, grazie alle dichiarazioni rese da Gianni Letta. Intervenendo a un convegno dell’Isimm, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio prima ha tracciato un quadro storico del trentennale ritardo della legislazione italiana in materia di telecomunicazioni e televisione, utile a ricordare che il duopolio della tv in chiaro è figlio della miopia dei legislatori e non viceversa (la nascente tv via cavo, per-esempio, fu bloccata dalla politica nel 1973 per difendere il monopolio Sip e Rai).
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→ aprile 5, 2002
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La questione Unità
Erano solo sessanta parole, poche righe nel mezzo di un articolo (su La Stampa del 21 Marzo), ma è bastato ricordare il potere, e dunque le responsabilità, che la legge sul finanziamento pubblico dell’editoria attribuisce al partito di cui il giornale “risulti essere organo”, perché a proposito dell’Unità si scatenasse tutto questo pandemonio.
Claudio Rinaldi (L’Espresso del 4 Aprile) mi fa troppo onore quando suppone che tanto possa la mia – tra l’altro inesistente – inimicizia verso Furio Colombo.
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→ aprile 4, 2002
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Sul campo di battaglia dell’art. 18 si contano le perdite
Non interessa più alle grandi imprese; non interessa alla Confcommercio; ne farebbero volentieri a meno ampi settori della maggioranza; sono messi in un angolo coloro che a sinistra avevano avanzato proposte per il suo superamento: sul campo di battaglia dell’art. 18 si contano le perdite.
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→ marzo 30, 2002
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Una tradizione della sinistra
da non dimenticare
C’è molto da discutere sulla lettura che Angelo d’Orsi ha dato del riformismo sulla Stampa di mercoledì.
Tenuto a battesimo da Bernstein, diventato maggiorenne con la Rivoluzione del ’17, il riformismo si ritroverebbe d’un balzo, maturo e pensoso, nel primo centrosinistra, per finire, snaturato in metamorfosi nominalistiche, decostruito in “convulsi progetti”, fungibile per Berlusconi come per “frange del centrosinistra”.
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→ marzo 29, 2002
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La soddisfazione del riformista è grande per il successo di una manifestazione della propria parte politica
“Come ci si sente adesso dalle parti di voi riformisti?” mi chiede malizioso il mio interlocutore “se ha vinto Cofferati, voi siete stati sconfitti”.
Tocca allora dare una risposta chiara. La soddisfazione del riformista è grande per il successo di una manifestazione della propria parte politica, fatta da gente di cui condivide alcuni obbiettivi, diverse preferenze e non poche ostilità. Per essere piena, la soddisfazione ha bisogno però di essere reciproca.
E cioè che anche leader e militanti che hanno riempito il Circo massimo non sentano il riformista come una presenza ingombrante ed estranea.
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