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→  ottobre 28, 2020


Al direttore.
Non si trovano vaccini antinfluenzali. Tra le tante horror story scritte dalla struttura emergenziale costituita dal governo, questa merita un posto a sé. Che vaccinarsi contro l’influenza sarebbe stato utile era prevedibile anche senza avere preso il Nobel in epidemiologia. Anche un profano avrebbe detto che il numero delle persone che avrebbero chiesto di farsi vaccinare sarebbe stato più alto del normale. Di quanto? A essere raffinati si faceva un sondaggio a campione, tipo quelli settimanali per conoscere come variano le preferenze politiche degli italiani. Erano tutte cose che al più tardi a marzo si potevano sapere. Che ci si vaccina a ottobre lo si sa da anni. L’industria farmaceutica poteva essere allertata a inizio marzo. Stento a credere che non sarebbe stata in grado in 7-8 mesi di aumentare la produzione di un vaccino in produzione da 20 anni. Domanda: saranno le stesse strutture che dovranno distribuire il vaccino del coronavirus quando saranno disponibili?

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  ottobre 19, 2020


Pochi giorni fa il Foglio ha preso l’iniziativa di una campagna di promozione della app Immuni. Nel frattempo si stanno prospettando novità che potrebbero essere un potente incentivo a usare la app, migliorando molto le prospettive di contenere la seconda ondata di Covid.

Ma prima rivediamo le ragioni di un’adesione che è risultata inferiore al necessario Le modalità per farne di una app di tracciamento uno strepitoso successo c’erano: bastava che la positività di un esame fosse scaricata automaticamente dal Servizio sanitario sulla app, e che si fosse consentito l’uso della geolocalizzazione: sarebbe stato possibile sapere la presenza di soggetti potenzialmente infettanti (e che non rispettano l’obbligo di isolamento) nel mezzo pubblico che sto per usare, nel negozio dove sto per entrare, nel ritrovo dove mi sto recando. Ma queste funzionalità furono sacrificate sull’altare della privacy.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  ottobre 14, 2020


Caro Aldo,
per evitare il lockdown basta bloccare chi infetta. I malati stanno o nelle loro case o in ospedale, gli asintomatici invece infettano senza saperlo. Per avere probabilità di prenderli ci vuole una rete fitta e grande di tamponi. Quanti? Probabilmente un milione al giorno basterebbe a riportare R sotto 1. Oggi ci sono i test salivari: costano 1-2 euro, senza personale specializzato, responso in 20 minuti. Basterebbe che aziende, scuole, locali, teatri consentissero l’ingresso solo a chi ha fatto un test con esito negativo. Ammesso che ci sia una struttura sul territorio capace di gestire programmi di questo genere. Tutto il contrario di quello che si legge e si ascolta.

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  ottobre 7, 2020


L’opera di Venezia ci riempie di orgoglio, ma l’Italia ora deve imparare anche dai suoi errori

L’inaugurazione del Mose, la dimostrazione che funziona, probabilmente anche con condizioni di mare e vento più avverse, è motivo di soddisfazione; l’originalità della tecnologia e l’originalità dell’opera sono giusta ragione di vanto. Ogni opera richiede tempo ed ha un costo: ma quando l’uno e l’altro presentano anomalie così macroscopiche, è impossibile non considerarle.
Il tempo: 54 anni dalla catastrofe, una delle più spaventose alluvioni degli ultimi secoli, che pose il problema di che cosa si poteva fare per evitare la distruzione di un gioiello unico e irripetibile. Dieci anni per individuare una soluzione, e poi 40 anni per realizzarla.
Il costo: quello per la costruzione (€6,1 Mld; a cui si deve aggiungere quello della manutenzione per 100 anni (€1,6 mld). I costi lievitano sempre in corso d’opera (in questo caso di oltre il 100% in vent’anni): qui c’è stata una distrazione di risorse pubbliche di oltre €2mld (Alessandro Barbieri e Francesco Gavazzi “Corruzione a norma di legge”) a favore di soggetti per questo condannati con sentenza passata in giudicato.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  settembre 23, 2020


Al direttore.
Consummatum est. Il Sì ha vinto 70 a 30. Almeno non vedremo più Di Maio giulivo tagliare con le forbici striscioni di poltrone rosse. Ma gli otto milioni di italiani che hanno votato No sono un dato prezioso (magari sono anche di più, se aggiungiamo i lettori del Foglio che in scienza e coscienza avrebbero votato No e hanno invece seguito il consiglio di Giuliano Ferrara e di Claudio Cerasa di votare Sì per non lasciare che i 5 stelle si intestassero come loro una vittoria scontata). Hanno votato No nonostante le indicazioni di tutti i partiti (tranne Italia viva e +Europa), le posizioni di tutti i giornali (esclusi Repubblica e Domani) e, sostanzialmente, delle televisioni, dei talk-show e dei loro ospiti più o meno fissi. Troppi otto milioni per dire che sono i voti dell’élite; ancor più che sono della casta, quando il 97 per cento dei parlamentari aveva votato Sì in Parlamento. Lo hanno fatto avendo solo la loro testa per ragionare e qualche tweet per informarsi. Sono un patrimonio di cui tenere conto nelle nostre analisi, a cui pensare nei nostri programmi. Sono quelli su cui fare leva per salvare questo paese.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  settembre 21, 2020


Il caso Autostrade lo dimostra: a forze come Movimento 5 Stelle e Lega mancano le basi culturali per rinnovare il Paese. Perciò è impossibile discutere con chi ha fatto ammalare la gente di reddito di cittadinanza e quota 100

È del 2003, per la precisione del 23 ottobre, il primo articolo che scrissi sul Riformista. Al governo c’era Berlusconi e noi eravamo all’opposizione. Ma se qualcuno mi avesse chiesto quali riforme avremmo voluto fare, avrei parlato per mezz’ora. Oggi non saprei che dire: perchè oggi pregiudiziale al parlare di riforme è avere in Parlamento una maggioranza e un’opposizione diverse.

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Pubblicato In: Giornali, Il Riformista