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→  gennaio 18, 2011


da Peccati Capitali

Perché le opere d’arte contemporanea attirano compratori alle aste e visitatori alle mostre, e invece la musica classica contemporanea è dai più considerata indigesta? Perché un quadro di Jackson Pollock è il più costoso del mondo, e invece un pezzo di musica dodecafonica viene infilato tra un Bach e un Brahms, anziché nell’ordine cronologico, per evitare il fuggi fuggi? Non è forse, insinua Alex Ross su Repubblica, perché ad essere sbagliato è il modo con cui ci si avvicina alla musica “classica”, quasi fosse una fonte di bellezza consolatoria? E immagina l’ira di Beethoven se avesse saputo che “la sua musica sarebbe stata diffusa nelle stazioni ferroviarie per sedare i pendolari e allontanare i delinquenti”.

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Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair
→  gennaio 16, 2011


Senza la dimensione industriale della Fiat, il valore simbolico dell’auto, la determinazione di Marchionne, non avremmo il sì di Mirafiori, il fatto che si sia potuto scegliere tra il sì e il no a un piano industriale innovativo. Adesso si tratta di rendere questo risultato normale, guardando a questo risultato per quello che è, in generale e per tutti. Dobbiamo cioè ragionare “etsi Marchionne non daretur”.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  gennaio 8, 2011


Dal PD ostaggio della Cgil, ai partiti che condizionano gli operai.

In primo luogo, e a prima vista, il “caso Fiat” è essenzialmente una questione sindacale: CISL e UIL contrapposte frontalmente a FIOM, CGIL impegnata nell’acrobatico esercizio di distinguersi da questa senza uniformarsi a quelle e i partiti nel tentativo di dare una risposta politica ai problemi che il “caso” ha sollevato. Ma é davvero questa la dinamica della vicenda? Per quanto riguarda il PD, i problemi del ciclone Marchionne si abbattono sul partito in un momento particolarmente critico: la questione sindacale funge da detonatore di una partita politica. Sostenere che alla base dell’irrigidimento della FIOM ci sia il disegno politico di far precipitare l’evoluzione del PD, di arrivare allo show down tra chi vorrebbe spostare il partito a sinistra e chi invece vede nel centro i suoi naturali alleati, è probabilmente azzardato. Ma è certo che, “oggettivamente”, esso agisce in quella direzione.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  gennaio 4, 2011


da Peccati Capitali

Sarà questione di gusto, saranno reminiscenze del manzoniano “tacer pudico”, ma trovo qualcosa di stonato nei messaggi in cui mi si informa che, come augurio per le festività, una somma è stata devoluta a fini benefici. Quando poi è Google a cogliere l’occasione per farci sapere che i suoi “utenti” , come dire noi, nel 2011 aiuteranno 50 milioni di persone, allora si drizzano le orecchie. E sentendo che un’azienda con centinaia di milioni di clienti aiuterà a far nascere 2400 bambini africani non affetti da HIV, e che l’impresa leader mondiale del web fornirà strumenti online a scuole o a organizzazioni umanitarie, si resta perplessi su entità dell’impresa e originalità dell’iniziativa.

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Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair
→  dicembre 24, 2010


La vera distinzione è tra conservatori realisti e radicali sentimentalisti

I numeri non bastano per avere rilevanza politica. Lo si è visto in occasione della battaglia politica per sfiduciare il Governo: è vero, come ha detto Bersani e ribadito D’Alema, che i voti del PD sono comunque necessari per mandare a casa Berlusconi, ma dato che quella battaglia è stata tutta interna al centrodestra, ad essere evidente è stata l’irrilevanza politica del PD.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  dicembre 19, 2010


Un saggio iconoclasta di Kenneth Minogue riflette sulla democrazia in tempo di debolezza

“La vita morale è compatibile con la democrazia? “ Inizia di botto Kenneth Minogue, tema e interrogativo del suo libro li piazza nella prima riga. La vita morale è quella in base a cui esprimiamo il nostro giudizio su ciò che è giusto o sbagliato, vero o falso; la democrazia è sia il sistema di governo, sia il giudizio che i cittadini danno del modo in cui desiderano essere governati. Entrambi i giudizi cambiano con il tempo, e il riconoscimento che ciò è inevitabile caratterizza la cultura europea e la distingue da altre in cui invece ciò che è giusto è considerato dato una volta per sempre.

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