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→  aprile 2, 2011


Facciamo cordate e non cordoni.
Al sistema Italia serve un capitalismo più dinamico e meno protetto.


Che danni provoca all’economia del Paese una sua azienda che cambia passaporto? Evocata dalla vicenda Parmalat, la domanda richiama problemi di fondo del nostro capitalismo. Senza farsi scoraggiare dalle iniziative di un Governo che, ormai alla caccia di qualsiasi populismo, “libera la CdP su Parmalat”, vale la pena discuterne con quanti ne hanno ancora a cuore il futuro.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  aprile 2, 2011


Decreto Parmalat

Quando si vede che chi ha costruito la sua fortuna personale e la sua credibilità politica contendendo per il privato spazio alla televisione di stato, ora schiera alle frontiere i cannoni della finanza di stato; che chi ha vinto e rivinto nel nome di un partito liberale di massa, ora si fa protezionista, bisogna reagire. E quindi non classicamente evocare come finiscono le statue delle sirene, non malinconicamente interrogarsi sulle nevi sciolte dallo scirocco romano. Ma un “menus propos” quello sì, se mai ci sarà dato vedere una prossima volta: “Je congnois bien mouches en laict”.


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  marzo 29, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Il provvedimento che finanzia il fondo unico dello spettacolo con le accise sulla benzina è una sconfitta: da qualunque parte lo si guardi.

Una sconfitta di politica fiscale: non c’è alcun nesso tra gli automobilisti e chi va a vedere uno spettacolo; anzi è verosimile che l’imposta abbia effetti regressivi.

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Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair
→  marzo 24, 2011


Il clamoroso errore di chi sogna l’arrivo di una cordata italiana per risolvere il caso Parmalat.

Perché, nella vicenda Parmalat, ce la si prende con Lactalis, mentre è la migliore delle soluzioni? Naturalmente di quelle che sono oggi sul tavolo, non di quelle che ci sarebbero potute essere se il signor Tanzi avesse ambito a essere leukos anziché kallistos e finire bancarottiere, se il signor Bondi avesse convinto gli azionisti a supportarlo in piani di sviluppo, se uno dei tanti signori Brambilla avesse deciso di farlo al suo posto, comperandosi l’azienda. Come sappiamo, non è questo il film che stiamo vedendo. In altri mercati, o per buona pratica o per necessità, chi vuole prendere il controllo di una società lancia un’opa, col che tutti gli azionisti possono lucrare il premio di maggioranza: ma non siamo molto credibili se vogliamo sceneggiare quel film nel nostro mercato.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  marzo 22, 2011


Lettera al Direttore

Caro Direttore,

tocca molti argomenti Mario Pirani nel suo “Perché è possibile rinunciare al nucleare”: i deleteri effetti di una “propensione prometeica” a sviluppo e profitto; un’efficienza energetica accelerata oltre a quanto già quotidianamente constatiamo, dalle lampadine alle autovetture, dagli isolanti agli elettrodomestici; la possibilità, senza il nucleare, di sostenere uno sviluppo, inevitabilmente energivoro, che coinvolga anche chi oggi ne è ai margini, e ciò finché arriverà (se arriverà) la fusione nucleare; la definizione degli obbiettivi, dato che a una centrale si chiede di produrre energia e non posti di lavoro. Temi su cui si può consentire o dissentire ( e io dissento su tutti).

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  marzo 20, 2011


Rendere le imprese non contendibili può allontanarne la crescita

Ieri Bulgari venduta alla Lvmh di François Arnault, oggi Parmalat sotto attacco di Lactalis; e prima ancora Gucci e Valentino, il pendolino e Giugiaro, Perugina e Galbani: l’Italia terra di conquista? Non insensibile al grido di dolore, il Governo invoca la reciprocità e convoca l’ambasciatore: il decreto che chiude le frontiere è già pronto. Presi dalle celebrazioni per l’unità d’Italia, abbiamo dimenticato quella d’Europa, nata per evitare l’escalation delle ritorsioni e cresciuta con la libertà dei mercati?

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore