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→  febbraio 21, 2012


“L’esistenza dell’articolo 18 è utile soltanto per impedire licenziamenti discriminatori che vanno comunque bloccati e sanzionati”, scrive Eugenio Scalfari (nel suo articolo di domenica). Ciò di cui da anni e particolarmente oggi si discute, però, é il licenziamento per giustificato motivo economico: qui l’articolo 18 protegge il lavoratore soltanto nel caso in cui il giudice ritenga che il motivo addotto dall’imprenditore non sia sufficiente, ma lascia il lavoratore con un pugno di mosche in mano quando invece il licenziamento sia ritenuto giustificato. La proposta di cui si discute è di prevedere invece un indennizzo automatico, sottratto alla decisione del giudice, e un trattamento di disoccupazione universale, più robusto e accompagnato da servizi di assistenza intensiva per la ricerca della nuova occupazione, responsabilizzando per questo anche l’impresa che licenzia.

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  febbraio 21, 2012


Facebook e il valore delle azioni Il fatto che il valore di Borsa di Facebook sia un multiplo di quello di Boeing, induce Massimo Mucchetti («Se il Web va in Borsa e penalizza il lavoro», Corriere del 19 febbraio) a chiedersi dove andrà l’Occidente.

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  febbraio 20, 2012


Caro Direttore,
come l’ipocrisia è, secondo il proverbio, il tributo che il vizio paga alla virtù, così si potrebbe dire che le Autorità sono il tributo che il dirigismo paga al mercato. Quelle di regolazione dei servizi di pubblica utilità dovevano essere lo strumento per consentire il passaggio dal monopolio pubblico al mercato concorrenziale; tant’è che la legge Ciampi impone che, prima di privatizzare un settore, sia costituita la relativa autorità.

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  febbraio 14, 2012


Gentile Francesco Piccolo, strepitose le sue riflessioni a partire da «The Artist» sulla «Lettura» di domenica. Non ho visto il film; ora penso che, o non andrò a vederlo o, se ci andrò, avrò i suoi occhi, come si diceva una volta. Sono però incespicato sulla frase: «Bersani e Camusso difendono l’articolo 18». Controllare con sua zia le sarà facile, forse meno con Jonathan Franzen, ma in ogni caso sono molti a difendere quell’articolo, nel ceto medio riflessivo e tra gli intellettuali chiamati a rappresentarlo. E allora mi domando se, nel contesto del pezzo, non sarebbe stato appropriato rovesciare la frase. Nel senso che è l’art. 18 a difendere Pier Luigi Bersani e Susanna Camusso: gli «artisti» sono loro.


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  febbraio 10, 2012


I “bond della morte” (Stefano Rodotà, Repubblica, 8 febbraio) hanno un precedente, seppur di segno contrario, di cui parla Raghuram Rajan in Fault Lines. Poiché la monarchia francese nel XVIII secolo, pur di far cassa, aveva escogitato la vendita di rendite vitalizie, banchieri ginevrini pensarono di selezionare gruppi di donne “per la maggiore aspettativa di vita rispetto agli uomini” sui trent’ anni, in salute, di “impacchettarne” i vitalizi per diversificare rispetto al rischio di morte accidentale, e di rivenderne quote.

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  febbraio 8, 2012


Al direttore.

Avevo seguito con distacco la querelle tra goyim, al più vedendo, in quell’apostrofo lanciato a troncare il nome degli epigoni, la punizione divina per le tante teste mozzate durante le crociate dalle spade degli antenati. Ma ora che, con forzata analogia, si allarga l’apostrofo a spazio, e si voglion dividere i nipoti di Israel, e tra di loro seminar zizzania, è d’uopo precisare: sia dagli atti di matrimonio e dai testamenti redatti quando nei ghetti angusti dovevansi risparmiar anche minuti spazi, sia dai registri della scuola elementare Clava, sia dalle iscrizioni anagrafiche quando spazi si aprirono per accedere a professioni liberali e per fondare fior di imprese, senza dubbio si evince che i Debenedetti astigiani sempre attaccati furono.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio