→ agosto 31, 2013
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“Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?” Di tempo ne è passato da quando Henry Kissinger avrebbe detto la famosa battuta. Oggi potrebbe chiamare l’Alto Commissario dell’Unione Europea per le relazioni estere, Lady Ashton: ma una volta c’è la Libia, l’altra il Mali, poi l’Egitto, oggi la Siria, e le bollette del telefono aumentano sempre. Il premier Letta ha avuto un’idea brillante: se non possiamo dargli un numero di telefono unico, diamogli un numero di canale unico. Fare la Radio Tv europea (e, ça va sans dire, pubblica), ha annunciato, sarà la proposta politica qualificante del semestre europeo a guida italiana.
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→ agosto 30, 2013
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Renzi ha conquistato notorietà e consenso come “rottamatore”. Adesso deve portarsi dietro il PD nel progetto di innovazione politica, dovrebbe avere il coraggio di trasformare in atto concreto il suo vecchio teorema (Berlusconi va sconfitto alle urne, non possiamo permetterci di farlo uscire di scena per via giudiziaria). E dopo di che il Partito Democratico dovrebbe seguirlo, a meno che non creda di potersi rafforzare con un tiro in porta senza portiere. In sostanza: deve accettare concorrenza elettorale vera, tra idee politiche, non tra somme di voti. Se mancano questi incentivi all’autoriforma e all’innovazione organizzativa, il PD rischia di essere, come dice Rosy Bindi, “il più grande gruppo misto della storia”. Certo che Renzi rischierebbe. Ma a guardar bene per lui oggi questa è l’unica strada.
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→ agosto 22, 2013
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Intervento tenuto il 14 Agosto alla 46esima edizione del Festival Musicale di Asiago
Invecchiando, c’è chi scrive la propria autobiografia. E c’è chi si limita a rievocare episodi: per fissare un ricordo, magari per professare un amore.
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→ agosto 14, 2013
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Caro direttore,
come si fa ad essere promossi a scuola? Basta trasformare i 4 al 5, i 5 al 6 e avere qualche 7. Non vorrei mancare di rispetto agli amici professori, ma è quello che mi è venuto in mente leggendo l’ultimo articolo di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi («Agenti occulti della povertà», Corriere della Sera dell’8 agosto). Come si fa a far crescere l’Italia, si chiedono? Basta trasformare in A e B i C, voti che il Fmi ci ha appioppato in tutte le riforme di cui è dimostrata la capacità di produrre crescita, e il nostro reddito aumenterebbe. Che si tratti di studenti o di governanti, la lezione è chiara. Che sia semplice, è da vedere: in entrambi i casi.
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→ agosto 7, 2013
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Al Direttore.
Non credo che B. abbia mai pensato che un Paese sia come un’azienda, solo più grossa. Che il suo fosse un partito azienda lo dicevano i suoi detrattori bonari, che gestisse il Paese come una (sua) azienda quelli arrabbiati: che in ogni caso siano metafore fuorvianti lo dimostra la lettera di ieri di Riccardo Ruggeri (amicus Plato).
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→ luglio 29, 2013
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Caro Direttore,
quando Antonio Foglia parla di requisiti patrimoniali delle banche, e se la prende con i regolatori incapaci di imporre livelli adeguati, non si può non essere d’accordo con lui… Ma quando, spostando il discorso sugli squilibri finanziari tra Stati europei, prende di mira «la sordità tedesca alla parole di Draghi» (Corriere della Sera del 26 luglio) allora non ci si sente di condividere la sua sicurezza. «La questione delle partite correnti è sempre stata trascurata, sia nei dibattiti accademici, sia nella gestione politica dell’area dell’euro» scrivevano Francesco Giavazzi e Luigi Spaventa in un paper del 2010 sulla crisi spagnola del 2008. Eppure si sa che disavanzi nei conti con l’estero servono a far convergere le economie solo se i debiti contratti finanziano investimenti produttivi tali da produrre surplus che in futuro li bilancino. Per Foglia non sono questi i problemi, bensì la Germania che ha una «errata comprensione» della crisi e che ignora «opportunisticamente» il problema; e a cui va quindi contestato che «non può poi ripudiare ì debiti che ha imprudentemente finanziato».
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