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→  dicembre 16, 2022


In che cosa credevano i riformisti?”, si chiede Alberto Mingardi, sul Foglio dell’8 dicembre. Certo non nel neoliberisme di cui forse non era neppure nato il nome. Credevano di poter costruire, attraverso il Partito democratico, un soggetto nuovo, capace di parlare agli elettori non nei termini del conflitto sociale ma in quelli di una crescita inclusiva. Credevano di avere ragione, e la sinistra pure, nel senso che pensavano di non essere solo dei soprammobili atti ad attirare il voto borghese. Credevo anch’io di avere ragione quando nella campagna elettorale del 1996 andavo nelle sezioni del Pci di Torino Mirafiori a spiegare perché fosse bene per i lavoratori eliminare il famoso articolo 18. Pietro Ichino l’avevo conosciuto alla Società umanitaria di Milano quando presentava “Il lavoro e il mercato, per un diritto del lavoro maggiorenne”. Era l’estate del 1997 quando Carlo Azeglio Ciampi, allora ministro del Tesoro del governo Prodi, mi telefonò per dirmi che avevano convinto Cofferati, e che Telecom Italia sarebbe stata tutta venduta. Era il 2002 quando uscì “Non basta dire NO”, dove raccoglievo i contributi di undici leader della sinistra, da Boeri a Trcu, da Ichino a Salvati, da Ranieri a Rossi.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  dicembre 8, 2022


Al direttore.

C’è una fallacia esistenziale in Putin: che la Russia è in guerra con l’intero mondo occidentale, che l’occidente vuole distruggere la Russia, dividerla, saccheggiare le sue risorse naturali, bandire la sua cultura e la sua arte. La guerra di Putin ha suscitato in occidente reazioni militari, politiche, economiche. Ma quasi nulla è stato detto sulla strampalata teoria con cui Putin giustifica la sua guerra.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  dicembre 6, 2022


“Ho la massima fiducia nella magistratura”. E proprio il caso di ripetere la formula di rito, quando si legge Simona Lorenzetti sul Corriere del 4 dicembre, riferire della richiesta del PM di condannare Caminada, l’assistente di Gianni Vattimo, a quattro anni di carcere per circonvenzione di incapace. Sono amico di Gianni da 50 anni, lo frequento regolarmente, anche se meno di quanto dovrei io e meno di quanto vorrebbe lui. Quattro anni: mi vien da chiedermi dove è stato Simone Caminada negli ultimi 4 anni. Era a cercare di aggiustare il tubo dell’acqua che inondava il bagno. Era a cercare un appartamento di affittare a Sauze d’Oulx dove sfuggire al caldo torrido di Agosto. Era a litigare (istigato da me) con il medico di base che non aveva mandato Gianni a vaccinarsi per il Covid. Era a trovare le opere di Gianni (con qualche frizione con i suoi allievi diventati accademici) per l’opera omnia che avevo spinto perchè fosse stampata dalla Nave di Teseo. Era al telefono con sua madre per convincerla a venire a dare una mano nell’interregno tra due badanti.

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  dicembre 2, 2022


Al direttore.

Questa proprio non l’ho capita: perché un esercente dovrebbe potersi rifiutare di accettare un pagamento con Pos se l’importo è inferiore a un dato importo, 30 o 60 euro che sia? Premesso che la moneta elettronica non ha, a differenza di quella emessa dalle banche centrali, corso legale, cioè la caratteristica di non poter essere rifiutata per l’estinzione delle obbligazioni pecuniarie, è il mezzo di pagamento sempre più usato da italiani e ancor più da molti stranieri.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  novembre 24, 2022


Presentazione del libro di Giuliano Cazzola “L’altro 1992. Quando l’Italia scoprì le riforme” (IBL Libri)”.

Il dibattito è stato organizzato dall’Istituto Bruno Leoni.

Sono intervenuti: Carlo Stagnaro (direttore del Dipartimento Ricerche e Studi dell’Istituto Bruno Leoni), Franco Debenedetti (presidente dell’Istituto Bruno Leoni), Alessandra Del Boca (professoressa), Mario Monti (senatore a vita), Giuliano Cazzola (economista e giuslavorista).

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Pubblicato In: Audio/Video
→  novembre 22, 2022


Risposta all’articolo di Francesco Damato su Il Dubbio del 18 Maggio

È uno scambio di persona quello in cui è incorso Francesco D’amato sul Dubbio del 18 Maggio.
Quello che nell’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere “dà lezioni sul popolo al PD” è mio fratello. Ci vogliamo molto bene, ma io di nome faccio Franco e di cognome Debenedetti, tutto attaccato, lui Carlo e lui di cognome De Benedetti. Siamo entrambi ingegneri e nessun dei due è professore.

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Pubblicato In: Giornali, Varie