Intervista di Andrea Cangini a Franco Debenedetti
Il senatore diessino Franco Debenedetti è assolutamente contrario all’ipotesi di opporsi al rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq.
Per quale motivo?
Il primo motivo è politico. Al congresso del mio partito Fassino ha detto che i “resistenti” non sono i miliziani di Zarkawi, ma “gli otto milioni di iracheni che hanno partecipato alle elezioni”…
E dunque?
Dunque la decisione di lasciarli soli sarebbe in contraddizione con quanto ha sostenuto. Se gli iracheni sono come i nostri partigiani, vanno aiutati almeno fino a quando le condizioni di sicurezza lo richiederanno…
Sia Fassino che Prodi invocano l’Onu
Vedo, ma con la risoluzione del 1546, il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è già espresso, e ha legittimato la presenza delle truppe
Lei pensa che, come viene chiesto, l’Onu possa sostituirle?
Francamente, mi pare irrealistico. Credo che l’Onu non abbia né la volontà né la possibilità di farlo in tempi ragionevolmente brevi. Semmai, il governo italiano dovrebbe cercare di coinvolgere maggiormente l’Europa.
Insomma, ci sono ottime ragioni per sostenere il rifinanziamento della missione
Credo di sì. Soprattutto per una questione di coerenza politica all’interno della Gad. Fassino ha detto che la Fed dovrà essere “un forte timone riformista”, ma se questo timone anziché difendere le proprie idee le modifica per evitare complicazioni con gli alleati, anziché forte si dimostra debole.
Par di capire che lei voterà a favore della missione in ogni caso…
Vede, come me la pensano molti senatori e, come prima cosa, cercheremo di far valere le nostre ragioni nelle assemblee dei gruppi…
Ma non ci riuscirete, e dunque?
Dovrò rifletterci. Anche perché sono stato tra coloro che hanno ingaggiato battaglia affinché nella Fed venisse introdotto il principio che le decisioni vengono prese a maggioranza: chi si trova in minoranza, dunque, ha il dovere di adeguarsi.
Si adeguerà?
Ripeto, ci dovrò riflettere.
febbraio 9, 2005