Occorre mobilitare intelligenza e passione

dicembre 7, 1997


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Sull’Authority perduta

La decisione del governo di dare a Napoli la sede dell’Autorita’ delle comunicazioni, suscita a Torino comprensibile amarezza; ma, come ha scritto Lorenzo Mondo, piu’ che alzare oltremisura il livello della protesta, o gustarci gozzanianamente il sapore dell’orgoglio offeso, occorre “mobilitare intelligenza e passione” per ricordare al governo e al paese cio’ che Torino puo’ fare.

Sotto questo profilo, sarebbe ingeneroso alimentare polemiche politiche locali individuando nel sindaco Castellani il responsabile numero uno di un’inadeguata politica di marketing politico dell’area subalpina. Quando si registrano sconfitte la forza di una classe dirigente – comunque la si pensi politicamente – e’ quella di stringere i ranghi, i politici in politica, gli imprenditori nelle associazioni di categoria, per individuare insieme nuove strategie.
Vediamo innanzitutto che cosa questa decisione non ci toglie in ogni caso. Paradossalmente, non ci toglie occupati ne’ imprese: il vincolo stabilito all’assunzione di personale attualmente impiegato al Ministero o presso il Garante rendera’ i nuovi ingressi nell’autorita’ numericamente meno rilevanti. Inoltre non c’e’ nessuna relazione tra sede del regolatore e sede dello sviluppo industriale: la Federal Communications Commission sta a migliaia di chilometri da Sylicon Valley.
L’argomento e’ poi controproducente perche’ sottintende una possibile influenza di ragioni locali sull’autorita’. Bisognera’ invece sostenere il Prof. Cheli nella sua lotta per l’indipendenza, cosi’ poco tutelata dall’estrazione integralmente politica degli otto commissari di nomina parlamentare.
E poi, siamo sinceri, e’ anche il caso di fare un po’ di autocritica. Da anni si parla di autorita’: abbiamo fatto il massimo per acquisire titoli di merito? Convegni internazionali che rendessero Torino la capitale culturale delle politiche di regolazione? Borse di studio per dottorandi mandati nei paesi che prima di noi si sono destati dal letargo del monopolio? Corsi universitari sulla regolazione dei servizi di pubblica utilità? Io ho provato, da solo, a invitare Mr. Crankshaft, l’ex direttore di Oftel, la massima autorita’ del settore: forse un’offerta da parte della citta’ avrebbe avuto maggior successo e certo ben altra risonanza.

Ma soprattutto: quali sono le ragioni di carattere generale nel cui nome e’ stata condotta questa battaglia? Se ci si limita a convenienze locali, la contesa diventa o una lotteria o una lotta: l’una determinata dal caso, l’altra dalle necessita’ esibite.
Bisognava invece dimostrare che localizzare l’autorita’ a Torino era bene per il paese, non solo per Torino. Questo e’ il compito dei parlamentari, secondo il loro duplice mandato, quello nazionale assegnato dalla Costituzione, e quello locale implicito nel maggioritario di collegio. E’ dunque a cominciare dai temi di carattere nazionale che va svolto il “confronto initerrotto e severo” al quale invita Lorenzo Mondo, e’ a partire da essi che va individuata la nuova strategia. Faccio alcuni esempi, pronto a integrarli con apporti di altri.
1. Compiamo un gesto che ci ponga all’avanguardia: la vera privatizzazione dell’AEM, la vendita del 100% non solo di una minoranza, consentirebbe a Torino di posizionarsi in prima fila nel mercato liberalizzato dell’energia.
2. Inseriamo il futuro di Caselle in un contesto di mercato liberalizzato. Posto che esso necessariamente comprende gli assetti di Alitalia e degli altri aeroporti, bisognava ieri battersi perche’ l’IRI scendesse da subito sotto il 51% in Alitalia, bisogna battersi oggi perche’ prevalga l’alleanza con un partner privato.
3. Attiviamoci perche’ si sciolgano i nodi, ancora largamente in mano pubblica, che si frappongono al progetto di unione societaria tra IMI e Sanpaolo, la piu’ grande banca italiana, la prima tra le grandi casse ad aver avviato un piano di privatizzazione.
4. Non limitiamoci ad implorare che ci si dia una rete RAI, ma battiamoci per la sua privatizzazione, lavoriamo perche’ in un mercato liberalizzato si creino le condizioni per attirare a Torino un’impresa televisiva. Si vada dunque a Roma e si faccia anche la lobby. Ma se si ritiene che Torino sia ingiustamente penalizzata dalle decisioni del governo, l’obbiettivo strategico su cui indirizzare le proprie azioni e’ uno solo, e non va perso di vista: battersi perche’ si riduca lo spazio in cui si esercita la discrezionalita’ pubblica. Cosi’ certamente il bene per Torino concide con il bene per il paese.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: