per lei è una “frustata”, per Alesina e Giavazzi è una “scossa”: diversi gli strumenti, comune la convinzione che iniziative per mettere in atto una ripresa sono possibili, e dunque necessarie. “Riforme a costo zero”: da lei sinteticamente riassunte, da loro, come si conviene, dettagliatamente elencate. Per lei la generica “volontà politica” per fare “saltar il tappo”; per loro la specifica indicazione di “abbandonare la concertazione”, i tavoli dove “i difensori dei privilegi possono fare proposte alternative e contrattarle con il governo”.
La diversità sta nel destinatario dell’appello: per lei è un nemico da sconfiggere, il “paradigma fatalista e catastrofista che deprime gli spiriti animali di imprenditori e lavoratori e costringe la politica economica nel sonno dell’immobilismo”; per loro è la politica da mettere di fronte alla responsabilità di avere il “coraggio di fare tutte queste cose”. La politica, cioè il governo: quello che c’è, ed esita, e quello che non c’è, e latita. Questa è la ragione per cui firmerei la proposta degli economisti (anche se quanto a lenzuolate ognuno ha poi le proprie preferenze) mentre con la sua non ho trovato la piena sintonia per firmarla.
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ottobre 26, 2011