Non è solo questione di leasing

novembre 14, 1994


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Si dia in leasing una rete Fininvest»: così. Massimo D’Alema, a «Braccio di Ferro», polemizzando con Giuliano Ferrara sul conflitto d’interesse, rilancian­do una sua precedente propo­sta.

Si tratta di un’uscita infelice: la proposta a mio avviso è non percorribile sul piano pratico, e penalizzante su quello politico. Sul piano pratico: il canone di leasing comprende una par­te che rappresenta l’affitto del bene, più una quota rateizzata del suo valore; alla fine del pe­riodo dì leasing il contraente ha la facoltà di riscattare il bene. Si tratta in sostanza di una vendita, con particolari moda­lità di finanziamento: modalità tra l’altro assai poco allettanti per Fininvest, che, stante la sua situazione finanziaria, avrebbe interesse a incassare subito l’intero corrispettivo. Nel caso poi di un bene in cui prevale il valore immateriale di avviamento, il leasing potrebbe invogliare a strategie (ad esem­pio di massiccio ricorso a tele-vendite) volte a sfruttare la re­te nel breve periodo: il bene, una volta svalutato, potrebbe addirittura non venire comple­tamente pagato. Il problema rimane la vendita, quello del finanziamento è risolvibile in modi più diretti. Si continua a ripetere che non ci sarebbero compratori: ma proprio in que­sti tempi in Inghilterra si sta aprendo la gara per un altro canale generalista, segno che l’interesse per questo tipo di emittenza esiste. Perché non si prova seriamente a verificarlo?

Ma è sul piano politico che la proposta di D’Alema sem­bra contraddittoria. Non si de­vono confondere (come sem­bra continui a fare Bossi) i due problemi. Da un lato c’è quello dell’antitrust, e cioè del supe­ramento della posizione domi­nante Fininvest (e Rai): questo sarebbe effettivamente risolto vendendo una rete Fininvest (e almeno una Rai: a maggior ra­gione dopo il disastro della ge­stione Moratti sarebbe il caso di insistere su una proposta so­stenuta per giunta da tutte le opposizioni). Dall’altro lato c’è il problema del conflitto di in­teressi: questo rimane identico sia che Berlusconi possegga tre, due, o una rete. Consentire che questo, che è un problema di principio, possa risolversi rendendo il conflitto di interes­si più «piccolo», indebolisce la forza logica dell’argomento, che dovrebbe essere irrinun­ciabile per le opposizioni: anzi per la democrazia.

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