Munnezza, Alitalia, gli aumenti del pane: di chi è la colpa?

febbraio 13, 2008


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Malcontento per i servizi

In un manifesto di Forza Italia affisso a Chiavari qualche tempo fa si dava a Prodi la colpa, oltre che di altre nefandezze, degli aumenti di pane, pasta, luce. Ci ripensavo leggendo che, tra tutti i popoli d’Europa, sono gli italiani a dichiararsi i più insoddisfatti dei servizi di cui dispongono, telefoni ed elettricità, acqua e gas, banche e poste, aerei e ferrovie. Invece del perché di ciascuno, c’è da chiedersi: perché di tutti?

Certo le imprese di servizi risentono anche loro del generale stato delle istituzioni, della pubblica amministrazione, del comportamento dei cittadini. Ma un malcontento così generalizzato, che accomuna settori pubblici e privati, in regime di monopolio o di concorrenza, di tecnologie mature e nuove, per essere spiegato richiede una causa sistemica generale. Credo che questa causa sia la sfiducia nel privato e la fiducia nel pubblico, nell’onniscienza e onnipotenza dello stato: una fiducia incrollabile a dispetto di ogni evidenza. È questo ciò che le privatizzazioni le fa zoppe o le blocca del tutto, che quindi è causa della componente oggettiva del malcontento, e spiegazione della componente soggettiva del giudizio degli utenti. Quest’ultima è evidente nelle reazioni dei consumatori alle dinamiche dei prezzi, che dimostrano di non accettare il fatto che i prezzi convogliano informazioni. Il prezzo del pane che aumenta, segnala che scarseggia la farina, magari a causa della corsa al biofuel. Il PUN, prezzo unico nazionale per l’energia elettrica, impedisce che il prezzo segnali i costi reali del servizio zona per zona, e sopprime l’incentivo a costruire le centrali dove servono, e a eliminare i colli di bottiglia nella rete. Nei trasporti pubblici locali mantenere i prezzi bassi sussidiando le aziende anziché i viaggiatori meno abbienti, oltre a essere fiscalmente regressivo, impedisce di evidenziare le inefficienze. Anche col preteso di controllare i prezzi, i servizi pubblici locali sono in larghissima parte assegnati senza gara ad aziende pubbliche, per l’acqua lo sono per legge: i tentativi di por fine a questo gigantesco conflitto di interesse, in cui il controllore coincide con il controllato, sono tutti falliti, ultimo quello del Ministro Lanzillotta.
Non c’è munnezza, scandalo ASL, fallimento Alitalia che valga a smontare il pregiudizio favorevole al pubblico; se aumenta il petrolio, o il pane, è sempre colpa del governo che non è intervenuto, come nel demenziale manifesto ligure. In Inghilterra, dove si è liberalizzato di più, c’è il maggior grado di soddisfazione per la qualità dei servizi. Se invece si preferisce che i servizi siano pubblici, li si liberalizza poco e male, e il benchmark di qualità diventa per tutti quello della Pubblica Amministrazione. Il cerchio si chiude.

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