Sì alla talpa che offre l’elenco dei 1.500 conti tedeschi in Svizzera per 2,5 milioni
di Marika De Feo
FRANCOFORTE – La lista degli evasori tedeschi? «Se i dati sono rilevanti, bisogna fare di tutto per ottenerli» ha detto ieri Angela Merkel. La Cancelliera ha rotto gli indugi e indicato la strada che Berlino intende seguire nel «giallo» del cd con i dati di circa 1500 presunti evasori fiscali tedeschi parcheggiati in banche svizzere, offerto da una «talpa» al ministro delle Finanze Wolfgang Schäeuble per 2,5 milioni di euro.
Una spesa tutto sommato modesta per far recuperare al fisco tedesco, secondo alcune stime, almeno 100 milioni di euro. Ma un caso che sta dividendo la Germania e che ha riaperto con fragore il fronte con il governo di Berna, il quale a sua volta avverte che non concederà «alcun aiuto amministrativo per dati rubati ai clienti» delle banche. Consapevole di trovarsi su un terreno difficile, la Cancelliera ha usato grande cautela, sottolineando che «ogni persona di buon senso favorisce la repressione dell’evasione fiscale».
Del resto anche il ministero alle Finanze aveva annunciato l’intenzione di «decidere in tempi brevi sulla base del caso Liechtenstein», dopo aver chiarito «il quadro giuridico». Nel 2008, l’allora ministro alle Finanze Peer Steinbrüeck aveva dato luce verde ai servizi segreti del Bnd per acquistare un cd contenente dati di evasori fiscali tedeschi parcheggiati nelle banche del Liechtenstein per 4-5 milioni di euro. Già allora l’opinione pubblica si era spaccata, mentre Steinbrüeck si era attirato l’ira di Svizzera, Liechtenstein e Lussemburgo per averli accusati ripetutamente di agire come «paradisi fiscali». Il «caso Liechtenstein» aveva fatto un po’ da apripista in Europa, poi la caccia all’evasore nei paradisi è dilagata. Di recente anche la Francia ha acquistato dati rubati da una banca svizzera, per non dire della vicenda che ha visto il gigante elvetico del credito Ubs consegnare a Washington le liste di evasori americani. E il clima non sembra mutare in Germania nemmeno dopo il cambio di maggioranza.
Ora la Cancelliera cristiano-democratica guida una coalizione di governo con i liberali, e non più con i socialdemocratici. Ma la linea sembra la stessa. Del resto il disavanzo sfonderà i 100 miliardi di euro e a Berlino fanno gola i miliardi parcheggiati oltre frontiera, che anni fa non si è riusciti a recuperare con uno scudo fiscale troppo oneroso per gli investitori. Per il momento continuano le schermaglie diplomatiche. La protesta di Berna si è manifestata nel corso di una telefonata fra Schäeuble e il suo omologo elvetico Hans-Rudolf Merz. Quest’ultimo ha poi fatto seguire una nota nella quale avverte che la Svizzera «non presta assistenza amministrativa in caso di furto di dati». Anche perché «l’acquisto di dati sottratti è vietato, contrario al principio della buona fede e viola l’ordine pubblico», oltre alla «sfera privata degli interessati». Opinioni giuridiche differenti, dunque, sulle quali i due ministri proseguiranno il colloquio nei prossimi giorni. Ma senza la collaborazione di Berna potrebbe risultare molto difficile ottenere le prove definitive sulla provenienza dei fondi custoditi nelle banche svizzere.
A Berlino socialdemocratici e Verdi sono schierati in favore dell’acquisto, nella maggioranza cristiano-democratici, cristiano-sociali e liberali sono divisi. Il ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg, per esempio, ha detto di avere «un problema» con l’acquisto «in modo legalmente controverso» dei dati. E, insieme al ministro degli Esteri Guido Westerwelle, ha auspicato verifiche.
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