“Mattarella disinteressato al bis? Non ci ha mai creduto nessuno”

febbraio 3, 2022


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio


Al direttore.

Sergio Mattarella, che per mesi e mesi aveva ribadito di voler chiudere il suo settennato alla scadenza naturale, quando vedeva che, al succedersi delle votazioni, crescevano i consensi sul suo nome, avrebbe potuto ribadire la propria indisponibilità: a sostenerlo è stato Fabio Dragoni, della Verità, a “DiMartedì”, di Giovanni Floris su La 7 (minuto 35). Evidentemente non sa che la Costituzione (art.87) tra i poteri del presidente della Repubblica mette quello di indirizzare messaggi alle Camere, con modalità rigorosamente precisate. E’ ovvio che un intervento sull’espressione della propria volontà di un parlamentare, o sulle determinazioni dei partiti, mentre sono in corso votazioni sarebbe gravemente improprio, probabilmente al limite di una violazione della Costituzione. Come se non bastasse, Dragoni aggiunge che “Mattarella ha giocato la sua partita e l’ha vinta”: parole che conviene non commentare perché risuonino nella loro insultante assurdità. Ma riportare, perché rimangano a disdoro di chi le ha pronunciate.

La risposta del Direttore
Ragionamento ineccepibile dal punto di vista costituzionale e istituzionale, caro Franco, ma all’idea che Mattarella fosse disinteressato alla prospettiva di un secondo mandato onestamente non ci ha mai creduto nessuno. Ricordo che proprio qui, in questo spazio delle lettere, il 20 maggio del 2021, rispondendo a una lettera in cui si ragionava della possibilità che Mattarella concedesse il bis, utilizzammo un vecchio virgolettato dell’ufficio stampa di Giorgio Napolitano, che nel febbraio del 2013, due mesi prima di concedere il bis, disse questo: “Il presidente Giorgio Napolitano ha da tempo pubblicamente indicato le ragioni istituzionali e personali per cui non ritiene sia ipotizzabile una riproposizione del suo nome per la presidenza della Repubblica”. Appunto.

Replica Fabio Dragoni

Il bis di Mattarella spiegato ai professionisti del complotto

Il Foglio, 04 febbraio 2022

Al direttore – Sono stato chiamato in causa ieri sul Foglio da Franco Debenedetti. Avevo commentato in quanto ospite di Giovanni Floris su La7 la rielezione di Sergio Mattarella. Ho detto che avrebbe potuto ribadire l’indisponibilità alla rielezione mentre le schede col suo nome si moltiplicavano di scrutinio in scrutinio. Tipo i Gremlins dopo mezzanotte nel celebre film culto per noi boomer. Parole – a detta di Debenedetti – non commentabili data la loro “insultante assurdità”; ma riportate perché “rimangano a disdoro di chi le ha pronunciate”. Sinceramente grato per aver arricchito il mio vocabolario. Diciamo che lo preferisco insegnante di italiano più che costituzionalista. E credo non mi serberà rancore. Secondo Debenedetti sarebbe stato infatti improprio avvalersi della prerogativa concessa dall’articolo 87 della Costituzione. Quella che consente al presidente di inviare un messaggio alle Camere. Concordo. Infatti, non ho detto questo. E mai mi sono sognato di pensarlo. Sarebbero bastate due righe di agenzia, tipo: “Il presidente segue le consultazioni per la nomina del suo successore. Ringrazia i parlamentari per l’attestato di fiducia ma ribadisce ancora una volta la sua indisponibilità a un secondo mandato”. 197 caratteri spazi inclusi. Meno di un tweet. E passa la paura. Non ho detto che “avrebbe dovuto” farlo. Ma che semplicemente non lo ha detto, avendolo invece fatto più e più volte per mesi e mesi quando però la battaglia non infuriava. In merito alla rielezione, infine, nessun equivoco. La Costituzione non la esclude esplicitamente. Diciamo che implicitamente la sconsiglia. Sebbene vi sia stato un precedente. La rielezione del predecessore che ha però “abdicato” (parola che non uso a caso) dopo due anni. Concorderà il mio accusatore che è impresa ardua trovare un costituzionalista che sia uno che quanto meno non alzi il sopracciglio di fronte alla prospettiva dello stesso presidente per quattordici anni. Avendo dimenticato a casa la sfera di cristallo non so se Mattarella intenda confermare la “condotta Napolitano” così convalidando una prassi. La Repubblica vive anche e soprattutto di regole non scritte. Il discorso del suo secondo insediamento ha avuto toni diversi da quelli di Napolitano. Una cosa è certa. Stando al Quirinale per quasi tre lustri, l’attuale inquilino non violerebbe la Costituzione ma di fatto – e in un certo senso – la riscriverebbe. Mi sentirei di dire – articolo 138 alla mano – che toccherebbe a qualcun altro questo sforzo. Tipo il Parlamento e se del caso gli elettori.

La risposta del Direttore
Onestamente, non penso che Mattarella avrebbe dovuto fare niente di diverso rispetto a quello che ha fatto e non penso neppure che le parole dette in questi mesi siano state una messa in scena. Mattarella ovviamente non ha lavorato per essere rieletto – come erroneamente lasciava intendere ieri un nostro titolo – ma ha offerto alla politica una scialuppa preziosa nel momento in cui i partiti si sono incartati come racconta bene oggi sul Foglio Pierluigi Castagnetti. Dire che la sua indisponibilità era assoluta sarebbe da ingenui, visto l’esito. Dire però che la sua volontà era quella di non essere rieletto è un altro conto. E onestamente, caro Dragoni, dire che il presidente che ieri ha solennemente giurato sulla Costituzione, una volta rieletto, riscriverebbe la Costituzione mi pare una cosa molto offensiva, e che non sta né in cielo né in terra.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: