Erano solo sessanta parole, poche righe nel mezzo di un articolo (su La Stampa del 21 Marzo), ma è bastato ricordare il potere, e dunque le responsabilità, che la legge sul finanziamento pubblico dell’editoria attribuisce al partito di cui il giornale “risulti essere organo”, perché a proposito dell’Unità si scatenasse tutto questo pandemonio.
Claudio Rinaldi (L’Espresso del 4 Aprile) mi fa troppo onore quando suppone che tanto possa la mia – tra l’altro inesistente – inimicizia verso Furio Colombo.
Il fatto è che la distanza tra la attuale linea editoriale del quotidiano e la linea politica dell’attuale gruppo dirigente diessino uscito dal congresso di Pesaro era da tempo diventata evidente.
Non è stato Piero Fassino, ma Giovanni Berlinguer a firmare una lettera di inusitata durezza: se qualcuno minaccia l’Unità, ha scritto, non esiterebbe a provocare una spaccatura del gruppo parlamentare. Ben più grave è la sua minaccia sottintesa: se si dovesse giungere alla scissione del partito, il Correntone avrebbe bell’e pronto il “suo” giornale, e la maggioranza non disporrebbe di alcun organo proprio di informazione.
La questione Unità diventa così lo specchio delle difficoltà in cui si dibattono i DS: la deriva giustizialista, il ricorso a categorie extra-politiche quali l’indignazione produce una “involuzione culturale e persino antropologica” in una parte della sinistra (Fabrizio Rondolino, Il Foglio del 30 Marzo); la sostituzione della sintesi politica con le rivendicazioni monotematiche tipiche dei Political Action Committee ne testimonia una paradossale “completa americanizzazione” (Oscar Giannino).
E’ significativo che il problema sia esploso quando ho posto il problema non in termini ideologici, ma di conti economici, di diritto ai contributi e di diritti della proprietà. A me che gli facevo notare che la proprietà conta, il direttore dell’Unità, di fronte ai Senatori del gruppo, replicava che, per quanto lo riguardava, l’indicazione riportata in gerenza, in cui l’Unità si qualifica come quotidiano dei gruppi parlamentari DS, la si poteva pure levare.
Suppongo che al Manifesto, di cui mi onoro di essere azionista, un simile distacco dalla realtà economica non l’avrebbero mai espresso.
aprile 5, 2002