di F. G.
A seguito delle intercettazioni della procura di Trani, nel tritacarne, insieme a politici di primo e secondo piano, è finita anche l’Agcom. Franco Debenedetti ebbe un ruolo di primo piano nella formulazione della legge che istituisce le autorità di regolazione. A lui chiediamo che cosa ne pensa delle accuse, in particolare di quella di aver perso la propria caratteristica d’indipendenza. La parola indipendente, risponde Debenedetti, non ha senso se non si specifica “da chi”.
«Le Autorità di regolazione nascono nel 1994-95 per potere dare inizio alle privatizzazioni: quando lo stato vende i suoi monopoli, non c’è ancora la concorrenza a determinare i prezzi. Ci vuole un’autorità che garantisca i consumatori. L’idea quindi era di fare una legge quadro, che definisse ciò che doveva essere comune a tutte, e che poi specificasse per ognuna obbiettivi e poteri», dice. E sulla nomina, ricorda, «passò la mia proposta. Il Governo propone, la nomina la fanno le Commissioni parlamentari a maggioranza dei due terzi, ridotta a maggioranza assoluta se prima nomina. Maggioranze così forti danno il potere di veto a chi vuole bloccare tutto. E allora i nemici delle privatizzazioni erano ancora potenti».
Quindi l’elemento politico è sempre stato il predominante.
Non può essere altrimenti. Governo e Parlamento cosa sono, consulenti aziendali? L’indipendenza che si vuole garantita è verso le società regolate. Tant’è che è vietato ai compenti delle autorità di lavorare per un’azienda regolata per un certo numero di anni dopo la fine del mandato.
E l’Agcom, perché si fece solo nella legislatura successiva?
Volevamo varare le Autorità per elettricità e gas, trasporti, acqua e telefonia. Ma a quel punto i miei colleghi Progressisti pensarono che mettendo insieme telefonia e televisioni, avrebbero potuto fare un’Autorità che mettesse i paletti alle televisioni di Berlusconi. È vero, in Usa avevano fatto così, ma da loro telefonia era da sempre privata. La legge restò monca alla sola elettricità e gas, e la privatizzazione di Telecom slittò di qualche anno. Si cerca di evitare che le autorità siano catturate dal regolato: loro volevano usare un’autorità per “catturare” il regolato, non essendo riusciti a farlo nel senso più proprio del termine.
Quindi hanno torto quelli che accusano Innocenzi di mancanza di indipendenza?
Se l’indipendenza che si chiede è quella verso le aziende, critico non è il rapporto con Berlusconi premier, ma come proprietario di un soggetto regolato. È come padrone di Mediaset che le sue telefonate sono gravi e inappropriate. Come capo del Governo, ci sono precedenti illustri: ricorda Tony Blair con la Bbc? Lì si trattava della guerra in Iraq, qui dei monologhi di Travaglio: ognuno ha le sue armi di distruzione di massa.
Sempre il conflitto di interessi?
Certo che è un problema grosso come una casa. Ma il vero problema è che l’opposizione resta inchiodata, incapace di venirne a capo. Il conflitto di interessi di Berlusconi proprietario di Mediaset è simmetrico a quello dei partiti “proprietari” della Rai: ma solo questo secondo ha le virgolette. Per mantenerlo, per 15 anni hanno bloccato chi voleva una legge che facesse posto alla televisione privata. E così Berlusconi ha potuto presentarsi come campione della libertà, e continuare a vincere con questa parola. Nonostante il risultato sia questa deprimente realtà dei fatti.
marzo 17, 2010