Per ragionare sulle vicende dell’estate 2005, che la pubblicazione di intercettazioni e verbali ripropongono alla nostra attenzione, può tornar utile il “rasoio di Occam”. «Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem»: la massima del filosofo francescano vale anche per le spiegazioni dei fatti. Inventarne di complicate quando ce ne sono di semplici a disposizione è più appassionante, ma è logicamente sbagliato.
Sotto il “rasoio” cade la teoria del complotto, quella per cui Antonveneta, BNL, e Corriere sarebbero tre obbiettivi di un unico disegno politico. Tesi tra l’altro contraddittoria, il miserando esito dimostrando semmai l’inconsistenza dei poteri che avrebbero dovuto realizzarlo: a differenza di 37 anni fa, questa volta non c’erano neppure le guardie forestali.
Basta una spiegazione più semplice: il pregiudizio politico – culturale della difesa dell’italianità delle imprese, in particolare delle banche. E’ su questo pregiudizio che Antonio Fazio ha costruito il suo sistema di potere, per cui gli assetti delle banche doveva conformarsi al suo “piano regolatore”, e ogni operazione essere confidata a lui prima che comunicata ai consigli di amministrazione. Escludere alcuni dal mercato comporta l’attribuire ad altri poteri derivanti non dai suoi meriti ma dal suo conformarsi alla volontà del regolatore. Il Governatore poteva consentire di aumentare le quote di possesso, mandare ispettori, autorizzare l’OPA: aveva il potere. E la politica, che potere aveva? Anche quando non governa, la politica, ha il potere/dovere di valutare e di comunicare. Ma di quelle vicende, la politica non ha capito la portata: non la sinistra, oggi chiamata in causa, ma neppure la destra. Le frasi dei leader DS, proprio perché irrilevanti sul piano penale o deontologico, sono atti d’accusa per l’errore più grave per un politico: non avere capito che l’errore primario, l’esclusione arbitraria dal mercato di alcuni soggetti a vantaggio di altri, distorceva il mercato e mortificava la politica. Quando si restringe il gioco al “quartierino”, i “furbetti” pensano di essere tutti dei George Soros. Quando si mortifica la politica, la si riduce a cercar un ruolo in giochi condotti da altri: il ruolo della mosca cocchiera. Fassino e Bersani, andando da Fazio, riconoscono che è lui quello che “giudica e manda secondo ch’avvinghia”. Non contestano il suo potere, e sanno che non hanno neppure potere sulle banche “vicine”, Unipol e MPS, che tanto “vicine” non erano, se da anni mandavano a monte tutti i progetti di integrazione. I fatti economici pubblici, invece che valutazioni politiche, hanno prodotto polemiche interne, in particolare sulla vicenda Unipol-BNL, strumentali alla definizione di rapporti di potere tra Margherita e DS, o tra DS e DS, giocate sulla contrapposizione moralistica tra cooperazione buona a capitalismo cattivo: finendo così per fare un sol fascio di vicende completamente diverse.
Che bisogno c’è di inventare complotti non riusciti, piani non materializzatisi, quando a spiegare basta un solo “motore immobile”, il principio di protezione dell’italianità, e il potere che su quello aveva costruito il Governatore Fazio? C’erano già stati i casi Cirio e Parmalat, audizioni e discussioni sulla legge sul risparmio: ma per approvare la nuova disciplina antitrust e il mandato a termine del Governatore si dovettero superare resistenze coriacee: a destra del drappello di “fedelissimi” di Fazio, a sinistra di personaggi di primissimo piano, che lo difendevano perché “chi è nemico del mio nemico è mio amico”.
Anche nella vicenda RCS siamo in presenza dì una restrizione del mercato. I patti di sindacato sono meno ferrei delle “regole di vigilanza”, richiedono la volontà concorde di molte persone, e non quella monocratica del Governatore: ma è solo la vivacità della reazione a indicare che l’attacco di un outsider solitario alla rocca presidiata dal fior fiore del capitalismo italiano poteva avere una minima possibilità di successo.
“Entia non sunt multiplicanda”: la massima vale per l’analisi della cause, vale anche per i problemi a cui porre rimedio: che non sono le divulgazioni, ma le distorsioni dei mercati, i poteri che derivano a singoli soggetti o a intere categorie quando se ne escludono altri. Oggi che non è più Bankitalia a mettere vincoli apriori, a preoccupare sono certe iniziative del Governo: gli interventi, in Autostrade e in Telecom, per impedire operazioni cross border tra privati, le proposte di legge per conformare ai propri disegni le reti telefoniche e le aziende televisive, gli strumenti finanziari a controllo pubblico per interventi su infrastrutture.
Se vogliamo evitare che si ripetano i fatti che lamentiamo, non inventiamoci “enti” inutili, non divaghiamo verso altri bersagli. Se non vogliamo più scandalizzarci guardando dal buco della serratura, basterà non chiudere le porte.
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giugno 21, 2007