A volte il tafazzismo della sinistra è disperante al limite del patetico. Prendiamo la proposta di mettere un’imposta straordinaria sul patrimonio per ridurre drasticamente il nostro debito pubblico: un prelievo, tanto per capirci, sui 900 miliardi di euro. L’idea la lancia Giuliano Amato in un convegno: ma é Dicembre, e poco dopo non se ne parla più. La riprende la settimana scorsa Pellegrino Capaldo sul Corriere. Amato non basta, dice, e aggiunge la decisiva variante: l’imposta va prelevata sulle case.
Nel PD e dintorni scatta il riflesso pavloviano: diffusi consensi, palla alzata per Berlusconi che si produce nel suo smash preferito: finché ci sono io la patrimoniale non si metterà mai. Appena pochi giorni prima, col gran discorso di Veltroni al Lingotto, il PD era risalito di 2 punti; Berlusconi è nei guai fino al collo: e loro gli offrono l’occasione di uscire dall’angolo. Han da passare sul mio corpo, è il senso di quel che ha detto il Cavaliere: e nessuno che abbia fatto battutacce.
La proposta è senza senso economicamente e socialmente, ma non è questo il punto: in politica si può sostenere di tutto. Quello che non si può fare è non prevedere la mossa dell’avversario. E pensare che nel 2006, Romano Prodi, incespicando sulle tasse, a momenti perdeva un’elezione che tutti davano per vinta con distacco; che una persona con una biografia strepitosa come Tommaso Padoa Schioppa rischia di essere ricordato per aver detto che pagare le tasse è bellissimo. Possibile che non se lo mettano in testa, se si parla di nuove tasse, mani in tasca e fischiettare?
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di Francesco Forte – Convegno Fondazione Riformismo e Libertà, 18 febbraio 2011
Marcello
13 annoe fa
Infatti, stavo quasi per mollare quel vecchio rattoso per votare quello con l’orecchino. Mi tocca ripiegare sul ragioniere che fa finta di odiare le banche.