L'industria dell'auto sta morendo? Ecco chi la salverà

dicembre 24, 2008


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

È un pregiudizio sostenere, come fanno alcuni, che i colpevoli della grande crisi siano quanti hanno puntato sui servizi finanziari anziché sull’industria manifatturiera, e fatto soldi commerciando mutui anziché fabbricando oggetti.
Lo dimostra proprio la crisi che ha colpito il simbolo della seconda rivoluzione industriale, l’automobile.

A Detroit è arrivato al capolinea un sistema che ha assicurato rendite, ai sindacati nella produzione, ai concessionari nella vendita, e che per stare in piedi deve produrre macchine esagerate: e pazienza se inquinano. In Europa si rivela insostenibile un sistema che mantiene in vita una quantità di marchi inflazionando i modelli ed esasperando le tecnologie.
Per uscire dalla crisi, Detroit si affida a Paul Volker, già presidente della FED, e l’Europa guarda alla strada delle fusioni, indicata da Sergio Marchionne, AD di Fiat ma anche vice presidente di UBS. La Porsche, usando i derivati, sta comprando la VW, e la famiglia Agnelli si prepara alla gestione finanziaria di una partecipazione di minoranza. Per fare uscire l’industria manifatturiera dall’impasse in cui si é cacciata, è a competenze e strumenti finanziari che si ricorre.

Se le auto sono diventate così inutilmente grosse e potenti, se il navigatore diventa importante quanto il motore, é perché chiediamo al mondo dei prodotti di darci la ricchezza, la varietà, le emozioni che siamo abituati a trovare nel mondo dei servizi.
Se avremo macchine che costeranno meno a produrle e commercializzarle, non sarà perché saremo ritornati alla società dei prodotti, ma perché avremo trovato modi più intelligenti di soddisfare la nostra richiesta di servizi. E nuovi modi di produrre ricchezza con gli strumenti dell’industria finanziaria.

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