L'errore di affidare all'Authority la Questione Centrale della TV

marzo 19, 2010


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali

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Caro Direttore,

“Garantire la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei settori di pubblica utilità” ci sembrava che fosse già un compito sufficientemente impegnativo per le Autorità di regolazione: quello che è certo è che nessuno, nelle lunghe e combattute sedute di Commissione in cui si varò la legge che le istituisce, ebbe l’ambizione di creare “anticorpi alla società moderna” , o di proteggere da “avidità di speculatori” o da “intrusioni della politica”, come scrive Sergio Rizzo nel suo editoriale di mercoledì.


L’ ”indipendenza di giudizio e di valutazione” che la legge richiede, è verso i soggetti regolati, cioè verso le imprese del settore: tanto che i rapporti con queste sono vietati per quattro anni dopo la fine del mandato, con sanzioni che possono andare fino alla revoca della concessione. L’indipendenza è una finzione giuridica, che si concreta nei suoi aspetti formali, di durata in carica, poteri di nomina, finanziamento. Come potrebbero essere “indipendenti dalla politica” organismi voluti per rendere possibile l’imponente operazione politica delle privatizzazioni, riempiendo il vuoto di concorrenza lasciato dalla fine del monopolio? Come, quando i suoi componenti sono espressione di Governo e Parlamento? Anche la materia regolata non è sottratta, dice la legge, agli indirizzi di politica generale formulati dal Governo in carica. Non osservare quel limite potrebbe offrire il pretesto, e lo si è visto, per riassorbirle come direzioni dei Ministeri.

Era evidente fin da allora che questi principi non si potevano applicare alla questione che da trent’anni è al centro della politica italiana, quella televisiva: ma i Progressisti non resistettero alla tentazione di approfittare dell’occasione per chiudere la partita con Berlusconi, o almeno di presidiare il campo con robusti paletti. Senza ascoltare chi chiedeva di isolare e risolvere con mezzi politici una questione tutta politica, pensarono di farne una questione regolamentare, così inquinando l’una e non risolvendo l’altra. Vollero che l’Autorità delle telecomunicazioni avesse competenza anche sulle televisioni. Così la legge restò monca, e si creò un caso unico nella storia delle autorità di regolazione: mentre esse vengono progettate per evitare di essere catturate dal regolato, questa è stata – da alcuni – voluta apposta per catturarlo. Metaforicamente, s’intende.

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