L’effimero e il duraturo

giugno 20, 1999


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Che competenza proget­tuale, capacità di visione politica, correttezza am­ministrativa siano qualità no­stre ce lo siamo sentito dire negli innumerevoli congressi, assise, convegni, stati generali su Torino e il Piemonte – e confessiamo di averlo pure qualche volta detto. Non si può quindi nascondere la soddisfazione per vederle questa volta ricono­sciute anche dall’ONU dello sport, a fronte di concorrenti agguerriti esperti e blasonati. E leviamocela allora una volta tanto la soddisfazio­ne di dire un bravo convinto agli amministratori di città provincia e regione che hanno, puntato su questa scommessa, e a quelli del comitato promotore che per vincerla hanno dato l’anima.

Questi grandi eventi possono avere significati diversi: servire a lanciare località turistiche o a dimostrare capacità organizzative, essere scoper­ta del nuovo o riconoscimento di ciò che esiste. Possono anche avere conseguenze diverse: valo­rizzare o rovinare, essere occasione di investi­menti o di sprechi, lasciare opere che vivono o manufatti che ingombrano: abbiamo, a ricordarcelo, da un lato il Valentino, dall’altro Italia ’61. Il problema è conciliare l’effimero con il permanente,  l’eccezionalità con la normalità, l’evento con il tempo. E per noi l’effimero, l’eccezionale è il riconoscimento che ci viene dagli altri, il permanente ed il normale sono la conferma che possiamo dare a noi stessi.

Ritrovare la fiducia in noi stessi: questo è il vero premio di questa vittoria. La cultura industriale per produrre progetti “industriali”; la cultura politica che sa far lavorare insieme anche persone di opposte appartenenze politi­che, quali il sindaco Castellani ed il presidente della Regione Ghigo; una tradizione di correttez­za amministrativa di cui hanno dato prova le “nuove” amministrazioni locali: tutto ciò non è retorica, come quando lo si ripete alternando la nostalgia per il passato con le recriminazioni contro la monocultura che soffoca, contro il governo che emargina. E’ realtà su cui costruire.

Come dimostrano vicende di candidature an­che italiane meno favorevolmente accolte, la decisione finale non si basa solo su livello degli impianti, strutture ricettive, tecnologie mediatiche. Essa riconosce anche le qualità personali di chi ha “costruito” la candidatura. Non è raro il caso che le capacità dimostrate e formatesi in queste occasioni vengano poi acquisite e messe al servizio della gestione della cosa pubblica. E’ anche formando nuove classi dirigenti che un evento eccezio­nale può diventare un valore duraturo.

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