Che competenza progettuale, capacità di visione politica, correttezza amministrativa siano qualità nostre ce lo siamo sentito dire negli innumerevoli congressi, assise, convegni, stati generali su Torino e il Piemonte – e confessiamo di averlo pure qualche volta detto. Non si può quindi nascondere la soddisfazione per vederle questa volta riconosciute anche dall’ONU dello sport, a fronte di concorrenti agguerriti esperti e blasonati. E leviamocela allora una volta tanto la soddisfazione di dire un bravo convinto agli amministratori di città provincia e regione che hanno, puntato su questa scommessa, e a quelli del comitato promotore che per vincerla hanno dato l’anima.
Questi grandi eventi possono avere significati diversi: servire a lanciare località turistiche o a dimostrare capacità organizzative, essere scoperta del nuovo o riconoscimento di ciò che esiste. Possono anche avere conseguenze diverse: valorizzare o rovinare, essere occasione di investimenti o di sprechi, lasciare opere che vivono o manufatti che ingombrano: abbiamo, a ricordarcelo, da un lato il Valentino, dall’altro Italia ’61. Il problema è conciliare l’effimero con il permanente, l’eccezionalità con la normalità, l’evento con il tempo. E per noi l’effimero, l’eccezionale è il riconoscimento che ci viene dagli altri, il permanente ed il normale sono la conferma che possiamo dare a noi stessi.
Ritrovare la fiducia in noi stessi: questo è il vero premio di questa vittoria. La cultura industriale per produrre progetti “industriali”; la cultura politica che sa far lavorare insieme anche persone di opposte appartenenze politiche, quali il sindaco Castellani ed il presidente della Regione Ghigo; una tradizione di correttezza amministrativa di cui hanno dato prova le “nuove” amministrazioni locali: tutto ciò non è retorica, come quando lo si ripete alternando la nostalgia per il passato con le recriminazioni contro la monocultura che soffoca, contro il governo che emargina. E’ realtà su cui costruire.
Come dimostrano vicende di candidature anche italiane meno favorevolmente accolte, la decisione finale non si basa solo su livello degli impianti, strutture ricettive, tecnologie mediatiche. Essa riconosce anche le qualità personali di chi ha “costruito” la candidatura. Non è raro il caso che le capacità dimostrate e formatesi in queste occasioni vengano poi acquisite e messe al servizio della gestione della cosa pubblica. E’ anche formando nuove classi dirigenti che un evento eccezionale può diventare un valore duraturo.
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giugno 20, 1999