Risposta a Luciano Violante
Ringrazio il presidente Violante per le sue gentili parole. È merito suo- va ricordato – se la Commissione ha adottato il principio della incompatibilità tra cariche elettive e cariche di amministratore di imprese, abbandonando quello della ineleggibilità, per non parlare di quello della incandidabilità che pure qualcuno aveva proposto: facendo cioè valere il diritto all’elettorato passivo garantito dall’art. 51 Cost.
Per la separazione degli interessi, la legge indica lo strumento del blind trust. Affidandovi i propri beni, il governante diviene “cieco” quando i beni sono investimenti finanziari, tipicamente quote di società a capitale diffuso. Ma né il governante, né l’amministrazione, né i cittadini sono “ciechi” nel caso, che è quello frequente in Italia, di partecipazioni di controllo. Nel caso di Mediaset, tutti, a cominciare da spettatori e giornalisti, saprebbero chi é il proprietario, né il trustee potrebbe distruggere valore vendendo le azioni della società senza convenienza economica. La soglia relativamente bassa, 15 €, implica che praticamente in questa fattispecie rientri il proprietario di ogni impresa non minima. Ma chi ha un’impresa, e anche chi è proprietario di una fortuna economica, non è più esposto di altri al pericolo del conflitto di interessi: credere il contrario potrebbe far pensare a un pregiudizio anticapitalistico. Oggi che il conflitto è diventato, come sostiene Guido Rossi, epidemico, il solo rimedio, più che la cecità, è la visibilità.
Le legge che Luciano Violante ha portato in commissione è migliore delle altre che sono state proposte. Ma neppure quella passa il criterio generale di legiferare nell’ignoranza dell’identità di coloro a cui la legge si applica.
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febbraio 28, 2007