Al direttore.
Se abuso ancora della sua ospitalità è perché, su quello che è diventato il “caso” Fca, per un saggio Prodi e le sue equilibrate parole, sono tanti, anche insospettati, che nei talk-show (per non parlare della politica) ripetono cose inesatte o insensate.
Sede legale: a seguito della fusione con Chrysler, con cui Marchionne salvò la Fiat, per ammansire la superbia di Detroit che mal avrebbe tollerato di essere guidata dal Lingotto, si pensò di mettere la sede di Fca nel “paradiso” dei tulipani. Dividendo straordinario: dal calcolo del valore degli apporti di Fca e Psa nella fusione con cui provare a giocarsela nei cambiamenti sociali e nella rivoluzione tecnologica in atto nel mercato dell’auto, quelli di Fca risultano superiori di €5 miliardi di euro. Darli ai proprietari, al 29 per cento che fa capo agli eredi dell’Avvocato, al 71 per cento nelle mani investitori in giro per il mondo. Non è una distribuzione di utili, è una restituzione di capitale. Prestito di €6,3 miliardi di euro. Il prestito, finalizzato a sostenere spese ad attività produttive localizzate in Italia, lo erogano le banche, lo stato fornisce garanzia, tra l’altro neppure gratuita, per un totale di €200 miliardi di euro, contro default dei debitori. Invece ecco cosa si sente dire. Di riportare la sede in Italia: che tanto Detroit ormai se ne sarà dimenticata. Di non distribuire ai proprietari il capitale in eccesso: che se poi l’operazione va in fumo, noi ci teniamo l’arrosto. Di escludere dalle attività produttive da sostenere la dozzina di stabilimenti (per 55.000 persone) di proprietà di Fca Italia: che se poi…
La risposta del Direttore
Tutto corretto. Ma c’è solo un punto, a voler essere pignoli, che faccio fatica a condividere. Per quale ragione il divieto di distribuzione dei dividendi, per le aziende che hanno accesso al prestito con garanzia dello stato, è valido solo fino al 2020 e non è invece valido fino a quando il prestito non viene restituito?
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