La questione torna alla mente a proposito di un progetto governativo secondo cui le attività di gestione dei sistemi informatici della Ragioneria Generale dello Stato e del ministero delle Finanze, attualmente affidate a società del Gruppo Finsiel, dovrebbero essere scorporate, e conferite a una nuova società interamente di proprietà dello Stato.
Il disegno di legge 1704 è stato approvato dalla Commissione Finanze del Senato in sede deliberante il 20 settembre 1995, con la sola opposizione della Lega; poiché sembra che alla Camera incontri qualche resistenza, il Governo ha predisposto un decreto legge, che avrebbe dovuto essere approvato in una delle ultime riunioni del Consiglio dei ministri.
Perché tanta fretta? A marzo di quest’anno scade il contratto del gruppo Finsiel con la Ragioneria dello Stato, tra qualche anno scadrà quello con il ministero delle Finanze, e le leggi comunitarie impongono che per stipularne di nuovi si debba indire una gara europea, trattandosi di fornitura a una pubblica amministrazione: la prospettiva deve apparire talmente sconvolgente ai nostri amministratori da indurli a promuovere un’operazione societaria che, in tempi che si vorrebbero di privatizzazioni, appare quanto meno controcorrente. E qui viene spontanea una serie di considerazioni, alcune delle quali vanno oltre il caso specifico, e gettano luce sulle reali difficoltà e resistenze contro cui si scontra il processo di privatizzazione.
- La maggioranza di Finsiel appartiene alla Stet, società di diritto privato, quotata in Borsa. Se un contratto di fornitura va bene alla pubblica amministrazione quando la maggioranza della proprietà azionaria è dello Stato, e non va più bene in caso contrario, vuole dire che esistono dei rapporti speciali tra l’azienda e il suo azionista di maggioranza. rapporti potenzialmente discriminatori e quindi a danno degli altri azionisti. E anche la dimostrazione più lampante che la sola presenza dello Stato nella compagine azionaria sottrae di fatto il settore in cui opera l’azienda al normale gioco concorrenziale.
- Ma, si dice, qui si tratta di dove si elaborano i 740 di tutti i cittadini: vorrete mica dare questi dati in mano a un privato qualsiasi? L’argomento ha un impatto emotivo, che non regge tuttavia all’analisi. A livello aziendale l’obbligo della segretezza viene già imposto a imprese private, a esempio a quelle che operano nel settore della difesa anche in Italia: per non parlare degli Usa, dove i Sandia I.abs che sviluppavano gli ordigni nucleari erano gestiti dall’ AT&T. A livello individuale poi. è arduo sostenere che la proprietà azionaria renda un dipendente immune da possibili infedeltà. Sostenere, proprio nella repubblica dei pochi segreti e dei tanti misteri, che riservatezza e fedeltà siano virtù conferite come la grazia dello status di dipendente pubblico, dimostra solo quanto duro a morire sia il pregiudizio per cui pubblico è bene e privato quanto meno sospetto.
- Che lo Stato voglia gestire in proprio un servizio, è perfettamente legittimo, ed è al massimo un po’ barocco che lo voglia fare con ló strumento di una società posseduta al 100 per cento. Se decide di farlo, significa che ritiene di non essere in grado di garantirsi con rapporti di tipo contrattuale, e di dover quindi ricorrere a quelli di tipo organizzativo. Significa dichiarare la propria incapacità a definire prestazioni e qualità delle tecnologie, misurare i livelli di servizio, valutare i margini. Le imprese private hanno capito da tempo che la sverticalizzazione consente guadagni di produttività che superano di gran lunga i costi di contrattualizzazione dei rapporti. L’idea di dover possedere per poter controllare, di cui si diceva all’inizio, è l’ammissione di una debolezza di fondo, che colpisce ancor più quando si consideri l’asimmetria di potere contrattuale tra un soggetto privato e lo Stato. Ma se non si supera questa incapacità, parlar di Stato leggero, regolatore e non erogatore, è pura retorica.
- Ci si permette di segnalare ai ministri del Tesoro, delle Finanze e al Ragioniere Generale dello Stato, che lo stesso problema venne affrontato e risolto in modo diverso dall’Inghilterra nel novembre 1994: il servizio informativo dall’Inland Revenue venne assegnato in base a gara all’americana Eds che se la aggiudicò contro altre tre società americane e due francesi. Il prezzo fu 1,5 miliardi di dollari per dare il servizio per 10 anni. Il risparmio; fu valutato nell’ordine del 50 per cento. Perché non provare anche noi?
febbraio 10, 1996