Cari governanti europei, basta chiacchiere, vogliamo incominciare a vedere i dividendi dell’azienda Europa scriveva Luigi La Spina sulla Stampa alla vigilia delle elezioni – e prevedeva che «la questione vera che più inciderà sul voto europeo è il senso di delusione che dilaga». Avevamo creduto che l’Europa portasse liberalizzazioni, privatizzazioni e concorrenza, ma i risultati non si vedono.
Gli elettori hanno voltato le spalle ai governi di centro-sinistra e hanno dato la maggioranza alle forze di centro-destra. Non hanno cioè detto no ai programmi di abbattimento dei monopoli statali,’ all’allentamento del dirigismo, alla rinuncia all’intervento dello Stato nell’economia: hanno detto no al modo in cui le riforme liberalizzatrici sono state realizzate e gestite. Troppo poco, troppo tardi: nell’energia elettrica, nel gas, nelle poste, nelle ferrovie, nel trasporto aereo, nell’acqua, nelle banche, nel commercio, nelle professioni, la concorrenza sui prodotti o sulla proprietà delle imprese o non c’è, o è stata solo annunciata, o è ancora embrionale e insufficiente per produrre vantaggi tangibili. Troppo poco, troppo tardi: non solo nei servizi, ma ancor più nelle altre liberalizzazioni, mercato del lavoro, previdenza, scuola, salute; quanto più incisive le riforme, tanto più forti le resistenze. Troppo poco, troppo tardi: la moderazione di sinistra scontenta tutti; tra incertezze e lentezze si perde di vista il progetto, la prospettiva di libertà e di equità, di sviluppo e di fiducia. Eppure qualcosa s’è fatto, alcuni risultati si vedono. Se i concorrenti di Telecom fatturano 1500 miliardi l’anno, vuol dire che la concorrenza ha già preso un decimo del mercato su cui può operare. Vuole anche dire che il 90% degli italiani non fruiscono di una riduzione di costo del 20-25% che richiede solo di comporre un prefisso di 4 cifre. Se le riforme sono introdotte in dosi omeopatiche, diluite su un tempo che sembra eterno, non si forma neppure la coscienza dei consumatori. E finisce che qualcuno i dividendi si dimentica perfino di incassarli.
giugno 16, 1999