La Scala e i dubbi da cancellare

aprile 18, 2014


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di Andrea Bosco

Non una bella storia. La Scala ne ha, a dire il vero, vissute di più complicate. Nondimeno la querelle che vede protagonista il sovrintendente in pectore Alexander Pereira sta creando imbarazzo. Secondo Pereira, gli allestimenti da lui acquistati con lettera di intenti a Salisburgo (a oltre un milione di euro) sono per Milano un affare.

Primo problema: il sovrintendente (fino al prossimo ottobre) è ancora Stéphane Lissner. La «firma» compete a lui. E Lissner non ha firmato, né delegato. Secondo problema: Pereira (già sovrintendente a Salisburgo) ha comperato «da se stesso». In ipotizzabile conflitto d’interesse. Lo avrebbe fatto – pur non avendone titolo – su carta intestata del teatro scaligero. Pereira si è mosso motu proprio? Sulla connection scaligero-salisburghese (con la richiesta di documentazione da parte del ministero dei Beni Culturali, primo azionista della Scala), si registrano l’irritazione del sindaco Pisapia, le preoccupazioni dei sindacati, la presa di posizione della Regione. Che per bocca dell’assessore Cappellini, ha chiesto a Pereira «un passo indietro». Ascoltato dal cda, Pereira ha spiegato ma non avrebbe convinto. Il garantismo è di rigore: ma i rumors che arrivano dal Piermarini parlano di forti – da mesi ormai – fibrillazioni. Di rapporti tesi tra Lissner e Pereira. Di intrighi e note spese da vagliare. L’operazione Salisburgo non sarebbe, insomma, l’unico problema. Al netto delle speculazioni, sempre presenti sulla Scala, l’esigenza inderogabile appare quella di un rapido chiarimento. Lo ha capito Pisapia (a suo tempo convinto sostenitore della candidatura Pereira) che ai consiglieri di amministrazione ha chiesto la disponibilità per due riunioni straordinarie, prima del prossimo cda fissato per il 12 maggio.

Urge trasparenza
La Scala non può permettersi incertezze: urge chiarezza. Così come sarebbe opportuno – soprattutto alla luce di questo sgradevole episodio – ribadire la mission scaligera. Al Teatro serve, più che un incremento dei ricavi, una ferma politica gestionale. Non ci sono ragioni per comprare all’estero ciò che la Scala sa realizzare nel segno dell’eccellenza. Una cosa è coprodurre, dividendo i costi. Altra acquistare spettacoli già sfruttati altrove. Il palcoscenico lirico più famoso del mondo, non può permetterselo. Molte voci legate al Teatro si sono levate a difesa dell’irrinunciabile identità del Piermarini. L’ex direttore artistico scaligero Cesare Mazzonis, ha definito l’operazione salisburghese «una cosa mai vista». La strada per Giuliano Pisapia è segnata: chiudere la vicenda con trasparenza. L’imminente Expo non consente irresolutezza: la Scala ne sarà essenziale motore. Saranno, nel 2015, per il Teatro – tra matinée e soirée – mesi impegnativi. Se Pereira poteva operare, la Scala lo sostenga. Se non poteva, la Scala ne tragga le conseguenze. Nel caso, scusandosi con la città. Evitando tentazioni manzoniane e soluzioni all’italiana. Evitando che i mesi di Expo possano trasformarsi più che in melodramma, in un pulp.

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