Il messaggio di Ciampi sull’informazione
La scelta del tempo è ciò che, nel messaggio alle Camera del Presidente della Repubblica, più colpisce.
Tempo degli avvenimenti politici prossimi, dopo l’approvazione da parte del Senato della legge sul conflitto di interessi e prima che si formalizzino le numerose iniziative, anche del governo, di cui si parla. Tempo delle evoluzioni tecnologiche lontane, quel 2006 indicato dalla legge per il passaggio al digitale terrestre, che non si può attendere.
Ciampi ancora il suo ragionamento a due parametri: pluralismo e imparzialità. Oggettivo, il primo, facilmente verificabile: il numero degli operatori in un mercato concorrenziale, dove con l´esercizio dei diritti di proprietà devono «concorrere misure ispirate alla parità di accesso delle forze politiche». Qualitativo l´altro, arduo da definire ed elusivo da verificare: l´obiettività dell’informazione, su cui devono vigilare un´Autorità indipendente e il Parlamento.
Pluralismo e imparzialità: su questi due pilastri poggia l´architrave dei rapporti tra maggioranza e opposizione in un paese che si è dato il maggioritario. E la proprietà? sarà questa la vera materia del contendere: ognuno tirerà il pensiero di Ciampi dalla sua parte. Quanto a Mediaset non v´è nel messaggio nessuna parola che possa essere riferita al problema che ha agitato la sinistra in tre legislature:ovvio, certo, ma comunque significativo. Quanto alla Rai, leggiamo: che la proprietà privata assicura il pluralismo «esterno», anche se da sola non è sufficiente; che la libertà di espressione «comprende la libertà [?]di trasmettere informazioni e idee, nonché la libertà dei mezzi di comunicazione di massa e il loro pluralismo»; che il trattato di Amsterdam collega il «sistema di radiodiffusione pubblica [?]alle esigenze democratiche». «Sistema di radiodiffusione pubblica», non già «radiodiffusione pubblica» come vorrebbero i paladini della Tv di Stato.
Un pluralismo che garantisca libertà di accesso e sulla cui imparzialità vigili un´Autorità: questa in sintesi l´indicazione del Capo dello Stato.
Quanto ai controlli, se si tratta di aumentarli, un accordo il Parlamento lo trova sempre.
Quanto al pluralismo, non potrà limitarsi a proporre la cura omeopatica di trasferire la proprietà della Rai tra soggetti pubblici, o le fumose Fondazioni, o gli ambigui incroci pubblico privato. Più pluralismo, nella situazione italiana, può venire solo dalla riduzione dell’area occupata dalla proprietà pubblica.
luglio 24, 2002