La cronaca torinese si è recentemente occupata di un “caso”, nato intorno alle dichiarazioni di un dirigente dei DS sul Bingo. I vertici del partito sono stati attraversati da una scarica elettrica, Pietro Folena ha fatto sentire la sua voce. Ma un margine di equivoco è rimasto. Pericoloso: perchè da una parte non è chiaro fino in fondo di che si tratti, e dall’altra forte potrebbe essere l’impressione che in ogni caso sia una questione poco pulita. Parliamone allora, dico io: che questa polemica non condivido, perchè sono convinto che gli interessi, nel capitalismo, hanno diritto di piena cittadinanza purché siano legittimi, trasparenti e in concorrenza tra loro.
Il ministero delle Finanze rilascerà 420 concessioni a sale per il gioco del Bingo, con l’idea di farle diventare 800 entro il 2003. Poiché prende un aggio su ogni cartella della tombola, ha interesse a che le sale siano sempre piene, e quindi ha stabilito criteri di selezione in base a punteggi minuziosamente definiti: i locali devono essere in zone popolate, raggiungibili a piedi, situati a piano terra, capienti e accoglienti, con bar, pizzeria, e magari zone in cui i bambini possono giocare mentre la mamma pure. Per oratori parrocchiali con pochi ragazzi, per sezioni di partito con pochi tesserati, per vecchi cinema con pochi spettatori, questo dischiude insperate prospettive: trasformate in sale da gioco, il loro valore commerciale risulta moltiplicato. Sono sorte società che scovano i locali, ne progettano la ristrutturazione, e si propongono per realizzarla. Una di queste è la Ludotech di cui sono azionisti Beta immobiliare (che tra l’altro gestisce il patrimonio immobiliare dei Ds), la Lega delle cooperative, e la Pielleffe (che gestisce la pubblicità delle feste Ds): di qui maliziosi ammiccamenti da un lato e scandalizzate prese di distanza dall’altro. Ma in realtà le questioni di un possibile “scandalo” sono solo due. La prima, la pura e semplice continuità di questa azienda con un partito, è da respingere. Se di mestiere valorizzano patrimoni immobiliari, o fanno ristrutturazioni edilizie, perchè non devono mettere a profitto conoscenze e competenze? L’importante è che lo facciano in modo trasparente, aperto e pubblico: in questo caso tutti gli interessi hanno un nome e un cognome. E più se ne parla, più si evita che possano insorgere conflitti d’interesse o peggio. La seconda questione invece è seria, e riguarda la fase delicata che verrà dopo, al momento del rilascio delle concessioni: se la “prossimità“ di Ludotech a un partito condizionasse la scelta delle Finanze, sarebbe un illecito gravissimo. Ma anche in questo caso più se ne parla, più questa eventualità diventa improbabile. Oltretutto di imprese ne sono sorte parecchie, non è un azzardo scommettere che ci saranno ricorsi al Tar. Senza bisogno di atti di fede nelle virtù, sono trasparenza e concorrenza a garantire i conflitti di interesse. Non c’è niente di male, ma solo vantaggi, che al Bingo partecipino anche società di cui si sappia pubblicamente che sono vicini ai partiti. E quanto al gioco d’azzardo, anch’esso ha un merito: come il capitalismo, serve a separare il danaro dai cretini.
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