da Peccati Capitali
C’è un’insanabile contraddizione nei DICO: devono essere una cosa diversa dal matrimonio, ma non volendo che la diversità consista nel dare meno diritti, devono per forza richiedere meno doveri. Per la preoccupazione di eliminare riti, formule, simboli, tutto ciò che può ricordare gli impegni propri del “contratto” matrimoniale, i DICO finiscono sbilanciati sul lato dei diritti: cominciando dal nome.
A chi chiedeva di impegnarsi su progetti di vita, offrono welfare. Eliminata la “moralità” della promessa, rimangono le “immoralità” delle opportunità, o degli opportunismi. E questo a prescindere dei casi estremi – ma che la legge non esclude – di incestuosi fratri-Dico o di poligamici multi-Dico.
Questa contraddizione é la conseguenza del negare agli omosessuali che vogliono dare forma stabile e legale alla loro unione, di farlo con l’istituto esistente, il matrimonio. Non si venga a raccontare che i DICO sono stati pensati per le coppie non omosessuali: se si riteneva di venire incontro a loro richieste, si poteva farlo con interventi specifici (ad esempio sui tempi per il divorzio), senza impelagarsi a creare da zero un nuovo istituto giuridico. E per la Chiesa, gli eterosessuali conviventi sono pecorelle smarrite, se si avviano sulla strada che porta all’ovile, si può sperare che un giorno vi entrino: in coppia. Sono gli omosessuali che la strada non la devono neppure imboccare: nell’ovile entreranno al massimo uti singuli, senza neanche darsi un appuntamento per errore.
Per voler considerare “immorale” il matrimonio tra persone dello stesso sesso, che vogliono il matrimonio proprio per la “moralità” dell’impegno che esso comporta, si ottiene il risultato di mettere a disposizione di tutti un istituto giuridico in cui l’impegno è inesistente, ma che in compenso offre vantaggi, e si presta a scopi diversi: dunque intrinsecamente “im-morale”.
Sono gli omosessuali a svelare la contraddizione dei DICO, ancora una volta il loro ruolo sembra sia proprio quello di mettere in crisi le convenzioni nei ruoli. La difficoltà di rispondere alla domanda che cosa significhi “essere” omosessuale, insinua dubbi nella certezza della propria identità sessuale. La “anormalità” dell’omosessuale mette a nudo ambiguità e inganni presenti in tante famiglie “normali”. Il protagonista di “Teorema” di Pasolini, entrando in una famiglia borghese, ne scardina dall’interno i rapporti. Nell’unione omosessuale manca lo scopo della procreazione, accanto a quello dell’aiuto reciproco e del remedium concupiscentiae: le riflessioni che questo induce devono risultare molto scomode all’on.le Carfagna, tanto da farle dichiarare le coppie gay “costituzionalmente sterili”. Forse voleva dire “costitutivamente”: ma non tranquillizzava abbastanza.
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marzo 1, 2007