Tutto ruota intorno al Quirinale: ma nessuno può offrire garanzie sul risultato di un’elezione a scrutinio segreto a Camere riunite con aggiunta dei rappresentanti delle regioni. Non esiste strumento per prendere impegni, tanto meno quando tra adesso e il voto c’è lo spazio di un mese, nel quale ci sarà la formazione del governo con assegnazione di ministri e sottosegretari. Il governo è ciò che più di ogni altra cosa può determinare l’esito di quella votazione: la nomina a Palazzo Chigi come strumento per la nomina al Quirinale.
A Bersani un Governo con l’aiuto dei Grillini sarebbe servito per tenere il PD compatto su un nome gradito a entrambi. Bastava pescare nel vasto mondo della sinistra giustizialista, costituzionalista, ecologista, naturaliter antiberlusconiana.
Berlusconi, come condizione per appoggiare il governo, chiede l’impegno a scegliere in una rosa di nomi proposti da PdL e Lega. Sa che un impegno del genere – con un comunicato dell’ufficio stampa? con una votazione della direzione? con quali ossimori?- non lo può prendere non solo il PD, ma nessun partito: proprio per questo lo chiede.
Mai come adesso ci sarebbe bisogno di un presidente in cui tutti si riconoscano, e da cui tutti si sentano garantiti: tutte le persone responsabili lo dicono, credo che lo pensino pure, perché converrebbe a tutti. La sola cosa fattibile in questo momento per rendere probabile che dal voto in parlamento esca una simile figura è un governo che esso stesso anticipi questa convergenza.
Questa può solo verificarsi con un governo sostenuto da PD e PdL (e SC). E quindi chi si mette di traverso a una simile soluzione, e la bolla come “inciucio”, mette le premesse perché la nomina del futuro presidente non corrisponda a quello che pur dichiara di considerare necessario. “Oggettivamente”.
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marzo 29, 2013