La lezione di Harry Potter

novembre 13, 2003


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Una favola illuminante su democrazia e capitalismo

A vedere nelle librerie le pile di libri di Harry Potter, ad apprendere che dell’ultimo volume della serie, l’Ordine della Fenice, sono state tirate, in prima edizione, 8 milioni e mezzo di copie, il cuore di un liberista ha palpiti di emozione. Sì, perchè questa é la storia di ragazzi, Harry appunto con gli amici Hermione e Ron, che combattono per la libertà della scuola contro i politici e i burocrati che vorrebbero prendere controllo di Hogswards.

Se il Ministro della Magia cerca sempre di liberarsi di Albus Silente, come si fa a fidarsi di lui? E’ motivo di grande ottimismo pensare che milioni di ragazzi e ragazze traggano da questa storia il primo e fondamentale insegnamento: non fidarsi di nessun governo.
Eryk Boston, del Libertarian Party, va un passo oltre: secondo la sua analisi, il mondo del piccolo mago realizza l’utopia libertaria. Il sistema bancario é privato; le bacchette magiche oltrepassano i limiti di qualsiasi legislazione sul porto d’armi; le scuole sono indipendenti; Dumbeldore, il mago più potente, evita di assumere posizioni nel governo; e, a quanto sembra, non ci sono tasse.
Invece Dolores Umbridge, la cattiva della storia, usa la tortura per mantenere il suo potere, e manda sicari per rapire Harry Potter; contro il professore delle Arti Oscure, istituisce un programma scolastico governativo, apparentemente per insegnare le arti della difesa, in realtà per ridurre gli studenti alla dipendenza psicologica. Fonda la sua autorità sui titoli, impone rituali di obbedienza, emana di continuo nuove norme per imporre la sua volontà. Ma studenti e professori reagiscono alla sua tirannia, e qui viene il bello, perché il libro diventa una lezione di disobbedienza civile, di resistenza passiva (e a volte anche attiva).
In assenza di un adeguato intervento dello stato, sarà un’organizzazione privata, l’Ordine della Fenice appunto, a combattere il cattivo Lord Voldermort. Di fronte alla concreta minaccia di essere privati dell’educazione, gli studenti auto-organizzano i corsi scolastici. Il tentativo dello stato di controllare la stampa é aggirato usando metodi alternativi.
Alla fine, i piani di Dolores Umbridge crollano sotto il loro stesso peso: é il loro realizzarsi a produrne la sconfitta. E la morale della favola é che si deve coltivare l’avversione alla illegittima autorità dello stato, e che si ha diritto ad opporvicisi.

Ai ragazzi chi si identificano in Harry o in Ermione forse interessa meno che J.K.Rowling, con la sua sola inventiva, sia riuscita, nel corso di una vita, ad accumulare per sè una ricchezza superiore a quello della regina d’Inghilterra, e a produrre un enorme giro di affari di produzione e distribuzione di libri, dischi e film. Per chi crede nel capitalismo, é una favola morale.

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