La guerra deve continuare

novembre 19, 2003


Pubblicato In: Giornali, La Stampa

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Sarebbe un ben sciagurato Paese quello che non sapesse comporsi nel dolore

Sarebbe un ben sciagurato Paese quello che non sapesse comporsi nel dolore, nella pietà per i morti e nella solidarietà con i vivi. Il pericolo c’era: la guerra in Iraq ha spaccato l’Italia come forse non era mai accaduto, i nostri soldati erano partiti accompagnati da vive polemiche. Forse per evitare questo rischio, si è dato campo libero alla spettacolarizzazione, del ritorno in patria, della camera ardente al Vittoriano, del «silenzio», dei funerali. Non c’è stato limite alla grande enfasi patriottico-militare; nessuna diretta televisiva, nessun talk show ci è stato risparmiato.

La commozione è stata grande e sincera: ma i sentimenti violentemente sollecitati rapidamente svaniscono. Perché duri nel tempo la memoria di quelle vite spezzate, bisogna radicarle nella realtà. Proprio per rispetto a loro, bisogna ricordare che i caduti di Nassiriya non erano persone ignare o perfino ingannate sugli scopi della loro missione: erano soldati volontari, consci dei rischi a cui andavano incontro, consapevoli del perché erano in Iraq e a fianco di chi erano in armi.

Poiché le enfasi impediscono di vedere e giudicare i fatti, è il caso di ricordare la frattura che ha diviso in due l’Occidente, la liberazione di un Paese da una tirannia sanguinaria, e la necessità – poi sanzionata anche da una risoluzione dell’Onu – di accorrere a ristabilirvi un ordine democratico. E di ribadire con fermezza che quindi la presenza dei nostri soldati non era «in aiuto ad alleati in una guerra illegale», come pure è toccato di leggere.

Poiché i simboli si consumano, è il caso di ricordare che il Vittoriano commemora la fine di una guerra durata quattro anni, e custodisce uno dei 600.000 soldati che vi sono morti. Non si intravede invece la fine della guerra in cui sono caduti i 18 di Nassiriya: la guerra al terrorismo, una guerra in cui il nemico non ha una divisa ma un’ideologia, una

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