La battaglia persa dei pirati di internet

dicembre 14, 2010


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


da Peccati Capitali

Si presentano mascherati, chiamano se stessi con il nome (che non tradurrò) di “Anons”: sono gli anarco-hacker di Anonymous, i crociati della neutralità di Internet. Rifuggono da ogni forma organizzativa, individuano un obbiettivo, gli puntano contro il cannone 4chan che, a un segnale, ne inonda il sito fino a bloccarlo. Nel 2008 toccò a Scientology, pochi giorni fa a Visa e Mastercard, rei di avere bloccato i versamenti a Wikileaks. Anche i guerrieri Jedi usano Internet, anche loro sono crociati: pensano che la trasparenza totale porti alla luce la “verità” e modifichi il rapporto tra governi e cittadini. Ma per entrambi è in agguato la legge delle conseguenze non previste di atti intenzionali.

I campioni della neutralità della rete finiscono per dar ragione a chi, come Verizon, si accorda con Google per offrire a chi usa i suoi motori di ricerca un accesso a maggior costo ma con priorità e velocità maggiore rispetto a chi usa la rete per divertirsi, magari con la cyber guerra.

E i campioni della trasparenza finiscono per indurre i governi a meglio proteggere i loro dati: col che l’opacità invece di diminuire, aumenterà. Inoltre, passata la prima curiosità, si vedrà che “pubblicare tutto” é inefficiente, come il cercare l’ago dell’informazione nel pagliaio del rumore. Al contrario dei tanto vituperati insider trader che, sfruttando l’informazione privilegiata, la diffondono con la massima efficienza.

Solita storia: Verizon, Google e gli insider mirano a guadagnare, gli Anonymous e Wikileak lo fanno gratis. E solita morale: dai crociati mi guardi Iddio, che dai mercanti mi guardo io.

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