Al direttore
Il voto per la decadenza di Silvio Berlusconi riporta alla mente quello con cui approvammo la modifica del titolo V della Costituzione. Anche allora avevamo il diritto di votare a maggioranza la modifica della Carta; adesso è legittima la procedura con cui si è modificata la prassi del Senato e deciso per il voto palese. In entrambi i casi si tratta di errori politici, che la sinistra si porterà addosso nel suo futuro.
Allora fu il calcolo politico (di infantile presunzione) di portare, alla vigilia delle elezioni, la Lega dalla nostra parte: così, invece di una riforma che semplificasse il rapporto tra cittadino e amministrazione, abbiamo avuto i costi delle duplicazioni e il trascinarsi dei contenziosi. Adesso il calcolo politico è quello di appuntarsi sul petto la medaglia di avere chiuso il berlusconismo; ma solo il voto segreto ne avrebbe decretato la fine nella libera determinazione degli eletti, quello palese certifica piuttosto le loro convenienze davanti agli elettori. Così invece di guardare avanti e chiudere con l’antiberlusconismo, se ne conservano i reliquati, strumenti buoni, a seconda dei casi, per aggregare o per escludere.
Assume quindi un valore simbolico il fatto che alla fine decisiva sia risultata la volontà di evitare che quel che resta di Scelta civica confluisse con quel che resta della Scudo Crociato.
novembre 1, 2013