Indifferenza

aprile 9, 2025

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Mi racconta mio nipote che nella sezione della prima media della scuola che frequenta nel centro di Milano, finita la lezione alcuni ragazzi, col braccio teso nel saluto romano, fanno suonare sui telefonini a pieno volume una canzone d’altri tempi, «Faccetta nera». Perché è l’inno mussoliniano, avrebbe spiegato un ragazzo. Il fatto è stato confermato da diversi ragazzi e dai loro genitori. La preside sta studiando che provvedimenti prendere. Ai miei tempi sarebbe stato il 6 in condotta, che implicava ripetere l’anno.
Mi permetto qualche suggerimento più attuale. Ad esempio informare i ragazzi sulla quantità di tonnellate di bombe all’iprite sganciate dall’esercito fascista al comando del generale Graziani sulle «belle abissine», nell’attesa del giorno in cui gli italiani avrebbero loro dato «un altro duce e un altro re». E evidente che a mio nipote nessuno ha detto che sono 311e persone portate a morire nei campi di sterminio, colpevoli solo di portare lo stesso suo cognome. Sarebbe interessante sapere se sia stato il clima generale creato da quei canti e dai quel gesti a indurre a quelle omissioni. A Milano esiste un Museo della Shoah. I ragazzi dovrebbero essere obbligati a visitarlo e ad ascoltare la spiegazione di quei fatti. Credo sia stata un’iniziativa della senatrice a vita Liliana Segre quella di far scrivere a caratteri cubitali «indifferenza» sopra il muro che riporta i nomi di coloro che dovettero fare esperienza di dove portava il «Binario 21». Sarebbe un delitto se ciò che accade in quell’aula e nelle famiglie di tutti gli allievi non fosse l’occasione per riflettere su quella parola e sulle conseguenze che essa ha avuto. E, stando a quanto si vede e si sente, su quelle che ancor oggi potrebbe avere.

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