Incognita listone

giugno 18, 2004


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Saprà diventare un vero partito? Ma, soprattutto, conquisterà la leadership?

La sconfitta di Berlusconi potrebbe segnare la fine del berlusconismo. Blair, Chirac, Schroeder hanno subito perdite più importanti, ma sono momenti nella storia del laburismo, del gollismo, della socialdemocrazia, quei partiti non sono stati creati dai loro leader pro tempore. A Berlusconi non sarà più possibile richiamare all’ordine gli indisciplinati ricordando che gli devono tutto. E poche persone sono così strutturalmente inadatte al ruolo di comprimario.

Forse é nato il centrodestra: ma di quale sia la sua fisionomia politica si può solo congetturare. Quello che é certo, é che non sarà quella liberale di massa con cui Berlusconi aveva sedotto tanti italiani. E siccome di quelle promesse poco o nulla si é realizzato, questi sono stati, per il Paese, anni sprecati.
Quanto al Listone, non si tratta tanto di vedere se ha vinto o perso contro l’avversario, quanto se riuscirà a vincere con i propri alleati, nel proprio campo; se riuscirà a essere partito non solo nella tabelle dei risultati elettorali, ma ad essere il partito che prende la leadership nel campo del centrosinistra. Saprà consolidare strutture (senza confuse ammucchiate ecumeniche) e strategie (senza i paurosi cedimenti mostrati sull’Irak), o guardatosi timoroso intorno, mediterà di mediare prima ancora di nascere? Nella definizione della sua fisionimia politica, conterà di più la preoccupazione di imbarcare tutti comunque, o quella di costruire una forza che chieda al paese i consensi per realizzare i cambiamenti di cui il Paese ha bisogno?
Passata la sbornia elettorale, l’orgia di parole e di numeri, la sola cosa che interessa é sapere in che modo le novità che le elezioni hanno prodotto nel quadro politico, a destra come a sinistra, saranno servite a risolvere la crisi della Fiat o il disastro dell’Alitalia, a far sì che le imprese innovino, che gli italiani investano nel proprio capitale umano, che le banche riconoscano il merito e lo finanzino.
La strada imboccata è quella giusta: ma riconosciamo che ci vuole una certa dose di ottimismo per non farsi impressionare dagli ostacoli di cui è disseminata.

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