È questione semantica, come quella tra sostanza e accidente della scolastica, se un’opa sia ostile o amichevole: deciderlo certo non tocca al management della società oggetto dell’offerta, ma spetta agli azionisti. Il management deve dire se l’offerta è conveniente, rivelare i fatti che permettano allo scalatore di incrementare la propria offerta. E poi restare neutrale: né difendere il proprio interesse creando ostacoli, né perseguirlo accordandosi con lo scalatore.
Cose di un altro mondo, si direbbe, rispetto alle preoccupazioni che esprime il cancelliere tedesco Gerhard Schröder quando si oppone all’opa della Vodafone sulla Mannesmann. Schröder chiede che venga garantita in Mannesmann la permanenza delle attività siderurgiche da cui partì la diversificazione che ne ha fatto un protagonista della telefonia europea. Nella Ruhr nacque, nel 1952, il sistema della Mitbestimmung, la cogestione: alle aziende del carbone e dell’acciaio la legge ne impone l’applicazione più «dura». In Mannesmann Schröder trova un caso emblematico per difendere le radici della Mitbestimmung contro l’imperativo anglosassone della shareholder value, la conservazione dell’integrità del perimetro aziendale contro il principio della “distruzione creatrice.
L’economia sociale di mercato ha dato alla Germania coesione politica e tranquillità sociale, ma al prezzo di una redditività del capitale che è quasi un terzo di quella Usa. Schröder, opponendosi all’opa ostile, arreca all’Azienda Germania un danno che va oltre quello di privarsi di un potente strumento per l’efficienza delle aziende. Le aziende tedesche che fanno shopping in Usa, Daimler con Chrysler, Deutsche Bank con Banker’s Trust, comprano (e pagano) anche una cultura diversa da innestare su quella d’origine. Ma quando un’azienda europea progetta di unirsi con una grande impresa tedesca, sa che deve sottostare a vincoli pesanti: di fronte alla proposta di fusione con la Deutsche Telekom gli azionisti della Telecom Italia hanno mostrato di saperlo bene.
P.S. Valgono anche per le nostre banche questi principi? Certo, ma questo implica due cose. Primo, che non è più vero che le banche sono imprese diverse dalle altre. Secondo, che l’autorità che autorizza le fusioni non può più essere responsabile degli esiti successivi. Ci sono leggi da modificare. lo ci sto, voglio vedere se ci stanno quelli che criticano il governatore per la sua interpretazione delle norme vigenti.
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dicembre 2, 1999