Il raffreddore Haider

febbraio 25, 2000


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


C’è l’Europa comunitaria che, come ricorda Barbara Spinelli nel suo editoriale di domenica, si è costruita sulle proibizioni morali e politiche del fascismo e del comunismo; ma accanto ad essa c’è l’Europa come spazio di civilizzazione, con le decisive conquiste che ha consegnato al mondo, tra cui il metodo democratico e il principio del rispetto delle idee. Il fenomeno Haider è una sfida a queste conquiste, pone problemi che le sanzioni preventive decretate contro l’Austria non risolvono.

Nessuno ha mosso alcun rilievo sulla regolarità delle campagne elettorali e delle votazioni svoltesi a suo tempo in Austria, né sul metodo con cui è stato formato l’attuale governo. La FPO, a differenza del nostro MSI, non è mai stata l’erede di un partito totalitario. Si citano, fuori dal contesto, frasi esecrabili: ma considerare una persona geneticamente immodificabile è pregiudizio affine al razzismo. Qui sta la sfida che il caso Haider pone all’Europa come spazio di civilizzazione: la coerenza ai principi si dimostra quando i risultati cui danno luogo sono non condivisibili (o non convenienti). La civiltà europea è fondata sul rispetto delle regole: rispetto che non può essere subordinato al giudizio di merito sul risultato. È pericoloso toccare i principi: ha provveduto a ricordarcelo — appena dieci giorni dopo — l’intervista del cancelliere Schroeder allo «Zeit».
Con le sanzioni all’Austria, hanno detto in molti, l’Europa politica avrebbe fatto un passo avanti. C’è da dubitarne. L’Europa,ancor più l’Europa allargata, potrà esistere come soggetto politico solo se dimostrerà di saper far convivere le diversità: e solo le diversità sgradevoli rendono convincente la dimostrazione. Qual è il grado di diversità che l’Europa deve riuscire a controllare per non vederle sfuggire alla sua attrazione?
Pensare di risolvere i problemi che il caso Haider pone all’Europa, con un’esibizione muscolare a rischio zero, è illusorio. Farlo dopo la Serbia di Milosevic e durante la Cecenia di Putin, è ipocrita. Lo spettro che l’Europa dovrebbe aver presente, più che il 1933 di Weimar, è il 1938 di Monaco. Con le loro sanzioni i governi dei 14 corrono il rischio di non capire i fenomeni che hanno propiziato la resistibile ascesa del signor Haider, vale a dire le compiacenze e le esclusioni che inevitabilmente si producono nei regimi politici bloccati. Nei cortei contro Haider accanto ad intellettuali e studenti, adesso protestano anche pensionati e sindacati, i favoriti dei decenni di consociativismo. Accanto a chi manifesta perché teme per le sorti della democrazia, sono comparsi quelli che temono i tagli alla spesa pubblica.
Giusto evitare contaminazioni, mobilitare difese immunitarie. Ma le possibilità di contagio sono molte, e quando l’organismo appare debole e scosso, è bene fare attenzione anche ai raffreddori. Decisamente l’Europa politica, se esisterà, non potrà basarsi solo su dinieghi e sanzioni.

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