All’apertura del processo.
Sono passati quasi quattro mesi dal 16 Marzo 1612, giorno in cui Orazio Gentileschi presentò al Santo Padre Paolo V la sua orazione contro Agostino Tassi, pittore, Cosimo Quorli furiere della camera Apostolica, e Tuzia Medaglia, rispettivamente per stupro, sottrazione di un quadro importante, e lenocinio. Il signor Pubblico Ministero ne darà sommaria lettura: i fatti li conosciamo, e il signor pubblico Ministero non mancherà di illuminare codesto consesso con le sue dotte riflessioni.
E’ mio intendimento che oggi, 27 novembre 1612 si emetta giudizio.
Agostino Tassi è in carcere dal giorno stesso della presentazione della denuncia.
Due giorni dopo Artemisia è sottoposta a visita media: le ostetriche affermano che l’imene è stato lacerato parecchio tempo prima. Lo stesso giorno Artemisia, interrogata in casa sua, rende un’estesa dichiarazione in cui ricostruisce il fatto avvenuto il 9 Maggio 1611. Come con la compiacenza di Tuzia Medaglia, ella si sia trovata sola con Agostino, e come abbia subito violenza. Il Pubblico Ministero ne darà lettura per estratto. A domanda se avesse sanguinato quando era stata sverginata, risponde di non saperlo, dato che aveva le mestruazioni. A domanda se ha avesse precedentemente avuto rapporti con altri, nega, anche se afferma che Cosimo Quorli avrebbe fatto di tutto per averla.
Il 14 Maggio Agostino e Artemisia vengono posti a confronto. Cosimo Quorli, funzionario della “famiglia” del Papa è tra gli accusati: o meglio era, essendo egli nel frattempo deceduto. Ma l’accusa, se fosse provata, getterebbe un’ombra – cosa di cui non si potrà sottovalutare l’importanza – perfino sulla rispettabilità del Sommo Pontefice. Per questo all’interrogatorio erano presenti i gradi più elevati della magistratura di Sua Santità.
Noi non vogliamo emettere sentenza senza che l’imputato ammetta la colpa: noi vogliamo arrivare all’animo. Se necessario, tormentando il corpo, quello degli imputati come quello dei testimoni, ascoltando le loro parole, osservando il loro volto. Non per punire la corda tende le braccia legate dietro la schiena, ma per arrivare alla verità. Artemisia non essendo vergine, la sua testimonianza non ha valore probatorio: solo la tortura può conferisce valore di prova alla sua testimonianza. Tortura lieve, la sibilla; tortura breve, lo spazio di un miserere, in considerazione della sua giovane età. Vengono legate cordicelle alle sue dita stringendole fino a stritolare le falangi: Artemisia conferma le sue accuse. Rispondendo a domande di Agostino, ha affermato: che non ha bisogno di soldi, dato che suo padre provvede a tutto; che suo padre non l’ha mai lasciata sola con uomini; che non ha gridato, perché Agostino le premeva una mano sulla bocca; che non l’ha detto al padre perché Agostino le aveva promesso di sposarla. Ma ora non lo spera più perché sa che Agostino è sposato: Maria non è morta, vive a Lucca con l’amante. Ma per il diritto canonico la sorella della moglie è una sorella, e Maria è viva, e Agostino, giacendosi con Costanza, giace con sua sorella. Vedrà il P.M. se ci sono i profili per procedere contro Agostino per incesto.
La difesa di Tassi ricorda che la visita medica accertò che la lacerazione dell’imene risaliva a tempo addietro: ma 14 mesi sono un tempo lungo. Che Artemisia non abbia detto nulla a nessuno per tanto tempo appare effettivamente strano, più che di stupro violento , parrebbe doversi trattare di stupro semplice, deflorazione di donna consenziente, o al massimo stupro qualificato, di donna consenziente ottenuto con promessa di matrimonio. Il signor pubblico ministero ci offrirà le sue dotte considerazioni, scandagliando da par suo l’animo della giovane.
Questo collegio ha voluto che al procedimento prendessero parte, come uditori, rappresentanti di santi ordini religiosi. I nostri fratelli e le nostre sorelle ci sosterranno con le loro preci. Lo Spirito Santo guiderà gli uni e le altre nella scelta dei salmi che consentiremo loro di recitare alla fine: essi ci aiuteranno nelle decisione che dovremo prendere.
Prima della sentenza
Pictoribus et poetis omnia licet, ha detto il cardinal nepote Scipione Borghese ad Orazio che lo sollecitava a intervenire presso codesto Collegio in favore di sua figlia Artemisia e a sfavore del Tassi. Con quella frase egli vuole invitarci alla prudenza nell’applicare il rigore.
Il cardinal nepote sa infatti quanto al Santo Padre stia a cuore il rapido compimento delle opere in corso in chiese e palazzi di Roma. Ci sono ragioni spirituali e temporali per volere che i suoi pittori attendano all’opera di abbellire le proprietà in costruzione, senza che ad essi vengano posti impedimenti.
La necessità di sostenere le grandi opere della fabbrica di San Pietro diede spunto all’eresia del monaco tedesco, che tanti dolori diede al Padre e tanti lutti alle sue greggi. Ora i pellegrini che vengono alla tomba di Pietro, pregano per le indulgenze, ma vanno anche ad ammirare i capolavori che hanno creato Michelangelo e Raffaello. Se le navi di sua maestà cattolicissima portano in Castiglia l’argento del Perù, si crea ricchezza? No, essa è solo spostata, non creata. Se i banchieri fiorentini incassano gli interessi per i loro prestiti, si crea ricchezza? No, essa è solo spostata da chi riceve danari a chi li presta. Interessi usurari tra l’altro, ora che han fatto cacciare gli ebrei, che gli facevano concorrenza in dumping: per questo il Santo Padre il venerdì santo prega per la conversione dei perfidi iudii, per questo la Santa Inquisizione amorevolmente li convince. Creano invece ricchezza le macchine del sommo Leonardo, con che più produce il contadino e più conquista il soldato. Similmente crea ricchezza Caravaggio quando il suo pennello colora una tela. Ricchezza che il Santo padre e i suoi vescovi useranno per soccorrere i fedeli, convertire gli infedeli, confondere gli eretici.
E questo mi conduce alla considerazione che vorrei fare prima che sentenza sia emessa. C’è un attore al centro di questo processo, anche se non fisicamente presente: la pittura. Pittori sono Orazio e Tassi, pittrice si dice Artemisia. E’ il furto di un quadro a scatenare la denuncia.
Orazio vi ci è indotto quale padre cui è stato sottratto l’onore della figlia, o quale pittore cui è stata sottratta un’opera, quella “Giuditta e Oloferne” che tanta parte ha in questa vicenda? Il risentimento è verso Cosimo che mette in dubbio la sua paternità di Artemisia o verso Artemisia che disconosce la sua paternità delle Giuditta? Verso Artemisia, quanto è l’amore per la figlia e quanta l’invidia per la pittrice? E verso Agostino, quanta la gelosia per l’onore famigliare, e quanto la gelosia verso il collega di cui tutti riconoscono l’abilità?
Artemisia ricostruendo lo stupro, dichiara: “trovatami a dipingere, [Agostino] mi disse <
Nel quadro “Susanna e i vecchioni”, Artemisia ritrae se stessa nuda come Susanna, e a concupirla non sono due vecchi della iconografia corrente, ma un giovane con riccioli bruni e un uomo maturo: Tassi e suo padre? Oppure Tassi e Cosimo? E del dipinto, quanto è opera di Artemisia e quanto di Orazio?
Nella “Giuditta” Artemisia è la modella o la pittrice? La pittrice, secondo Stiassesi, la modella secondo Orazio. Cosimo Quorli concupiva tanto il quadro quanto la modella. Chi rubò la tela? Agostino per tenerla sopra il letto dove si giaceva con Costanza, o Cosimo per mostrare a tutti, dipinto alla mano, la somiglianza tra lui e la ragazza di cui si diceva padre? Ferendo cosi in Orazio il marito, il padre, l’artista. E fu proprio questo a decidere Orazio a sporgere denuncia.
Orazio è uno dei 10 più importanti seguaci del Caravaggio, il giovane Tassi è famoso per le sue prospettive. Nel Casino delle Muse le prospettive sono del Tassi, le figure di Orazio, ma è Artemisia quella che ovunque vi è ritratta, nel suo vestito rosso. Quando il Cardinal nepote va a verificare lo stato di avanzamento dei lavori, la sua meraviglia sorge quando vede Artemisia raffigurata negli affreschi e presente in carne ed ossa davanti a lui, con lo stesso vestito rosso, modella e pittrice ella stessa. La sua ammirazione cresce quando, chiesole di dipingere un’altra Giuditta, dove la testa mozzata di Oloferne è in un canestro portato dall’ancella, vide l’opera formarsi davanti ai suoi occhi.
Quanto ha contato, nella fascinazione di Artemisia, l’attrazione per il giovane, e quanto il desiderio di imparare i segreti del pittore? Quanto nella sua fermezza nel sostenere l’accusa del padre, il desiderio di apprenderne l’arte? Artemisia è la ragazza violata che vuole riconquistare l’onore sposando Tassi? E’ la figlia obbediente che vuole la protezione del padre? O è la pittrice che accetta la sfida del Cardinale, potere spirituale e temporale insieme, perché vuole andare per la sua strada, e farsi valere per la sua bravura?
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