da Peccati Capitali
Pare del tutto infondata l’accusa del Times, che l’Italia avrebbe pagato un capo talebano per non attaccare i nostri soldati: quel capo l’abbiamo fatto fuori noi con i Mangusta. Dato che è una bufala, approfittiamone per fare un discorso astratto, senza tirare in mezzo i ragazzi che combattono una guerra così giusta e così disperata. Chiediamoci: se non fosse una bufala, ci sarebbe da scandalizzarsi? Le guerre si combattono per ideali, ma si fanno per interessi. Con l’interesse si comprano spie, si rompe l’omertà di mafiosi e terroristi; su ricatti e riscatti si tratta per non dover continuare a pagare.
Assoldare capi tribù, usare la loro ambizione per controllare il territorio, lo hanno fatto tutti, Inghilterra e Italia compresi, all’epoca delle colonie: a maggior ragione dovrebbe essere una buona tattica oggi che l’obbiettivo non è dominare ma liberare. Certo meglio che arricchire i talebani lasciandogli il controllo della produzione di oppio a casa loro, e garantendogli alti prezzi con il proibizionismo a casa nostra. Ce la caveremo dicendo, come Roosevelt di Somoza, che i talebani sono tutti figli di puttana, ma che quelli sono i nostri figli di puttana?
Suggerisco di perfezionare il sistema: aggregare alla barba finta che contatta i capi talebani, un consulente finanziario, che gli apra un conto in Svizzera e gli dia consigli di investimento. Raggiungeremmo due obbiettivi: nel timore che gli facciano saltare il palazzo, le banche smetterebbero di tirare bidoni; e convinceremmo i talebani della superiorità delle banche occidentali sulle loro banche etiche.
Quando il ministro del tesoro afgano si unirà ai talebani nostri nella lotta contro i paradisi fiscali, e prometterà lo scudo ai talebani suoi, quel giorno sapremo di aver vinto la guerra.
ottobre 28, 2009