di Mara Gergolet
dalla rubrica LA LENTE
E alla fine non se ne è rimasto zitto neppure il presidente tedesco, Christian Wulff. Contravvenendo alla (propria) etichetta e alle regole che si era autoimposto («il presidente non parla della Bce né per criticarla, né per congratularsi», giugno 2011), ieri con un discorso davanti a una platea di premi Nobel dell’ Economia a Lindau, è andato all’ attacco della Banca centrale europea.
E ha contestato quella pratica, già criticata in Germania, che è rimasta l’ arma più potente contro l’ assalto all’ euro: l’ acquisto, da parte della Bce, dei bond di Paesi sotto attacco come la Spagna e l’ Italia. «Alla lunga non può portare a nulla di buono, né deve essere tollerato». Non solo, ma il presidente tedesco giudica «discutibile sul piano legale il massiccio acquisto di obbligazioni di alcuni Paesi». Un simile affondo contro la Bce, da parte del presidente tedesco, è senza precedenti. E mette nuova pressione alla Merkel, già alle prese con le truppe ribelli nel suo partito, la conservatrice Cdu, che non ha ancora digerito il promesso piano di aiuti alla Grecia. Tanto più che le parole di Wulff sembrano avere per obiettivo proprio la cancelliera quando dice che «non c’ è bisogno di farsi tirare per il naso dai mercati». E dunque, ecco, la Merkel rispondere per le rime. «L’ indipendenza della Bce è importantissima – fa sapere attraverso il suo portavoce Stefan Siebert – per questo motivo il governo tedesco non giudica quello che fa». Volano stracci nella politica tedesca, siamo arrivati a uno scontro personale tra i massimi esponenti conservatori? Di certo, Wulff sembra indicare alla Merkel un percorso ancora più rigido verso l’ austerità.
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