Il Nord-Ovest chiede un segnale

dicembre 9, 1996


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Debenedetti: più attenzione per chi produce

Caro Presidente,

qualche mese fa tu hai un po’ dialogato, un po’ polemizzato con il Nord Est, simbolo dell’Italia che crea occupazione, che esporta, che, giunta piu’ di recente all’industrializzazione, organizza il lavoro in modo piu’ flessibile.

Oggi, con la visita a Torino, tu incontri il Nord-Ovest, il profondo Nord del paese. Qui storia, cultura e struttura industriale del paese si concentrano in modo emblematico. Qui la crisi di trasformazione dell’assetto produttivo morde in modo piu’ acuto. Qui, alla profondita’ del disagio corrisponde una protesta locale piu’ silenziosa che altrove. Ma nelle svolte decisive della vita della nazione, Torino la sua voce l’ha fatta sentire. Con i 61 licenziamenti alla FIAT, si e’ per la prima volta riaffermato il diritto alla liberta’ di lavorare; con la marcia dei 40.000, si e’ posto un limite al pansindacalismo in azienda; con la marcia contro il fisco – quindici anni orsono- si e’ messo in guardia contro un sistema che, tassando lavoro e capitale, produce disoccupazione ed evasione; qui ti dovevi misurare, in campagna elettorale, con la protesta dei commercianti al Lux.
Avrai gia’ raccolto le richieste dei rappresentanti torinesi: il collegamento veloce con Lione e con Milano, per evitare la nostra emarginazione fisica; la costituenda autorita’ per le telecomunicazioni, per portare a Torino la garanzia della concorrenza di attivita’ industriali che qui hanno avuto la loro culla. L’avranno detto in tanti, e quindi mi limito a riportarle quasi per pro-memoria.
Ma la risposta piu’ forte deve venire da quel convegno ” Perche’ l’Europa” a cui hai voluto partecipare. Questa parte del Nord, dotata di un apparato produttivo piu’ rigido e strutturato, piu’ del Nord Est paghera’ nell’Europa dei cambi fissi e delle impossibili svalutazioni riparatrici. Il profondo Nord attende una parola che indichi le direttrici generali del governo: per raggiungere l’Europa, per vivere in Europa.

Il 1999 sara’ l’anno in cui parte l’Euro e in cui ricorre il centenario della fondazione della FIAT: due eventi che invece di andare di pari passo, paradossalmente sembrano andare uno contro l’altro. Ecco perche’, caro Romano, sono convinto che la politica debba dare risposte piu’ costruttive agli argomenti sollevati dal presidente della FIAT. Sarebbe sbagliato prenderli come la voce della grande impresa preoccupata solo dei propri interessi. Che certo ci sono, ma che non levano valore all’argomento che rigore ci vuole, ma che consumi piu’ sostenuti, un mercato interno piu’ ricco daranno occasioni di lavoro, un inserimento in Europa in condizioni non penalizzanti. Di chi sottolinea che i 140.000 miliardi di deficit rispetto ai 109.000 previsti a inizio anno singolarmente contrastano con l’ottimismo della volonta’ con cui il Governo chiede agli italiani carichi fiscali crescenti.
Il profondo Nord che vive queste contraddizioni, ha bisogno di segnali forti. Uno spunto potrebbe venire dal recente voto in Parlamento che ha escluso la variabilita’ dei salari anche nelle aree – e ce ne sono anche qui – in cui incentivare nuove imprese. Persino il segretario della Cisl ha dichiarato che quel voto snatura l’intesa a cui il sindacato era disponibile. Ti lancio allora una proposta: dichiara, a Torino, che il governo ritiene questo voto sbagliato e si impegna a ribaltarlo. Certo, avresti contro chi crede che il lavoro si crei solo difendendo il salario di che gia’ ce l’ha. Ma, rispetto alle critiche che otterresti, certamente piu’ consensi ti verrebbero da Torino e dal profondo Nord.

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