Il fisco gentile? Come il lupo di Cappuccetto

maggio 10, 2011


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


dalla rubrica Peccati Capitali

“E’ per meglio mangiarti, nipotina mia!”. Quando ho letto che i finanzieri si dovranno presentare per le ispezioni in borghese e non in divisa, come in un flash ho rivisto l’immagine del lupo nel libro delle fiabe, con la cuffietta della nonna di Cappuccetto Rosso. E’ il nuovo corso del “Fisco forte e gentile”. Il Ministro Tremonti inserisce nel decreto sviluppo norme su durata e frequenza dei controlli, e sanzioni per il pubblico ufficiale che assilli o vessi un’azienda. Il direttore generale Befera, mette sul sito dell’Agenzia delle Entrate una lettera in cui minaccia sanzioni “nessuna esclusa” a chi si rendesse colpevole di atteggiamenti vessatori: “soprusi e arroganza apparentano il fisco agli estorsori”. Sante parole: si meritano un’apertura di credito?

Qualcosa non convince. In una legge per lo sviluppo uno si aspetta di trovare norme che alleggeriscano i cittadini dal peso del fisco: che c’entrano disposizioni e sanzioni per i dipendenti del ministero? Idem per la lettera di Attilio Befera: perché pubblicare gli ordini di servizio in bella vista sul sito dell’Agenzia? solo perché costa meno ed arriva prima di una disposizione inviata per posta a ogni singolo responsabile? Le sue precedenti lettere, scrive, non sono servite: e provare con le sanzioni disciplinari “nessuna esclusa”? Teme il danno di immagine per l’agenzia: e mettere in cima alle sue preoccupazioni il danno di sostanza per i cittadini?

Il solito peccato capitale: grida manzoniane invece di fatti. Se il decreto di fatti ne contiene pochini, giochiamo al finanziere buono finanziere cattivo. Dimostro diffidenza preconcetta, se i guanti bianchi d’ordinanza mi fan venire in mente la cuffietta bianca del lupo?

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