dalla rubrica Peccati Capitali
Il supertamarro Mike “The situation” Sorrentino, celebre protagonista dello spettacolo MTV “Jersey Store”, si è visto offrire una somma di danaro da Abercombie & Fitch perché non indossi più i suoi indumenti griffati. Quella versione sbracata (letteralmente) della Dolce Vita, che ha come riferimenti la palestra, l’abbronzatura, la lavanderia (quest’ultima per l’esibizione della marca delle mutande), è parsa alla celebre marca di abbigliamento incompatibile con il mondo “aspirational” che essa intende creare e rappresentare.
Un mondo in cui si coltiva la coscienza di appartenere a un gruppo privilegiato, formato da persone destinate a frequentare le università più esclusive, che nell’attesa, a 15 anni si comperano un paio di pantaloncini da 78 dollari. Nessuna banca d’affari potrebbe tollerare Madoff come testimonial: qui è più che pubblicità negativa, è scontro di due mondi. E tra due mondi entrambi finti, tra gli “aspirational” che se la tirano e gli sguaiati ragazzi e ragazze di Jersey Store, sotto sotto vien da star dalla parte di questi ultimi. Dopo tutto, nei negozi di Abercombie & Fitch, i ragazzi che ti accolgono, anche loro abbronzati e palestrati, non è perché non soffrano il caldo che sono nudi dalla cintola in su.
Un mese fa, in USA, la battaglia delle felpe; una settimana fa, da noi, la disfida delle T-shirt. Schietta Nicole Minetti a passeggio per Via Montenapoleone: “Senza sono ancora meglio”. Greve lo Zamponi (IDV, vedi caso): “finché non vedo non credo”. Irreprensibili le colleghe di partito: “E’ questione di stile” (tié, béccate questa). E pure qui vien da star per la schiettezza. E poi, a pensarci bene, c’è un filo bianco tra il sorridente Mike e la determinata Nicole.
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settembre 28, 2011