Intervista di Laura Cesaretti
«Ho votato, per disciplina di schieramento, ma non posso certo dirmi entusiasta della soluzione trovata».
Franco Debenedetti, senatore Ds, spiega perché non è soddisfatto per l’atto «declamatorio» con cui il centrosinistra ha affrontato il conflitto d’interessi: «Innanzitutto il problema esiste, e lo ha perfettamente individuato Ciampi invitando a risolverlo. E’ un problema fondamentale per il Paese e per Berlusconi, se si troverà a governarlo. C’erano due strade per affrontarlo: o un accordo con l’opposizione, oppure andare avanti facendo passare una legge forti della propria maggioranza. Non è stata scelta né l’una né l’altra».
Lei quale strada avrebbe preferito?
«La prima, quella di un’intesa con il Polo, era sicuramente la più vantaggiosa per tutti. Ma per mettersi d’accordo bisogna essere in due, e questo può avvenire solo in una prospettiva fondante, vale a dire nella ricerca di nuove regole condivise. Invece, dopo la breve parentesi della Bicamerale, a prevalere è stata sempre la contingenza, la prospettiva a breve con l’occhio attento ai risultati elettorali».
E la seconda strada?
«Il rischio di una soluzione non condivisa è quello di consentire all’avversario di recitare la parte della vittima di un’ingiusta imposizione, agevolandolo nella ricerca di consensi, in forza dei quali ‑ ottenuto il potere – potrà ribaltare la legge. E allora come farà la sinistra a lamentarsene?».
Secondo lei, non è questo che ha fatto l’Ulivo?
«No. Ciò che si è fatto è votare un testo in un solo ramo del Parlamento. Un atto declamatorio. Ma al contempo c’è un messaggio chiaro: ricordare al Polo che, per tornare un domani alla prospettiva di una soluzione condivisa, che è quella che preferisco, bisognerà che il centrodestra la individui con lo stesso atteggiamento di una comune definizione delle regole che il centrosinistra ebbe ai tempi della Bicamerale. Ogni forzatura unilaterale non risolve il problema».
Ma per il momento che succede?
«Si andrà alle elezioni con il problema del conflitto d’interessi ancora irrisolto, e alla fine giudicheranno gli elettori».
febbraio 28, 2001