Il codice a barre delle sigarette e la par condicio

aprile 14, 2010


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Sulle Ferrari a Melbourne al posto del logo Marlboro campeggiava un anonimo codice a barre. Le sigarette, Lucky Strike, West, Besnon & Hedges, hanno da sempre sponsorizzato la Formula 1: il divieto talebano dell’Unione Europea a pubblicizzare il fumo in tv chiude un’epoca.

Per quel codice a barre dietro la testa del pilota, riferisce il Wall Street Journal, la Philips Morris, produttrice delle Marlboro, continuerà a pagare alla Ferrari oltre 100 milioni di dollari all’anno. Un “esercizio di ospitalità”, spiegano elegantemente. In realtà Marlboro, con eccezionale abilità di marketing, è riuscita ad associare i valori simbolici della Formula 1, sesso, velocità, innovazione, con il fumare. Come gli esperti di neuro-marketing, scannerizzando i cervelli, hanno verificato, basta mostrare un bolide rosso, e vien voglia di fumare.

Già si sapeva che i messaggi che “passano” di più sono quelli non espliciti, che ci colgono quando abbiamo la guardia abbassata. Contano i messaggi indiretti: per il fumo come per la politica. Agli intellettuali che teorizzano l’homo videns manipolato dalla TV, ai controllori che misurano col bilancino i secondi di presenza, ai politici che prima inventano la “par condicio” e poi strattonano i regolatori che per non sbagliare proibiscono tutto, la Marlboro insegna qualcosa. Stanno nel profondo della mente desideri e timori che determinano le scelte politiche, lì si formano adesioni e ripulse per cose che magari non ci sono ancora o non ci sono più. Ma, c’è da scommetterci, alle prossime elezioni, non vedremo manifesti con codici a barre.

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