Il benefattore di Adro e la scuola “al verde”

aprile 21, 2010


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


da Peccati Capitali

Mancano i soldi per la mensa scolastica dei bambini, e i genitori sdegnosamente rifiutano l’offerta di un industriale di pagarla. I vetri delle aule sono sporchi, e i genitori si danno il turno per lavarli durante i week end. Fotocopie, certificati, carta (perfino quella igienica) bisogna o pagarli o contribuire in natura. Perché stupirsi? La scuola gratuita è la scuola più cara: inevitabile, quando le tasse sovvenzionano l’offerta invece che contribuire a sostenere la domanda. Se il controllo di efficienza e di efficacia è sottratto al consumatore, se gli si leva la possibilità di scegliere, non c’è santo: e più si cerca di supplire con controlli e valutazioni, più il costo aumenta e la qualità degrada.

Il rigetto dell’aiuto (di un industriale, poi!) e la disponibilità a pagare di persona sanno tanto di eroica e un po’ esibita difesa della scuola così com’é. Ma il liberista nostrano, abituato a diete indiane ma ottimista per natura, li considera piccoli ma positivi segnali: forse si comincia a capire che la scuola gratuita è solo una scuola che si è pagata in anticipo con le tasse, sulla fiducia e senza controllo. Forse qualcuno, pagati di tasca propria i pasti dei pargoli, contribuito in proprio alla pulizia di vetri e culetti, si chiederà se non sia meglio poter scegliere scuola e insegnanti, e pagarli direttamente senza dover mantenere ministeri e assessorati.

Anche Ryanair fa pagare per l’uso delle toilette: ma intanto ha battuto tutte le compagnie di bandiera, è la migliore linea aerea del mondo. E dopotutto così insegna a pensarci prima.

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