Tribuna elettorale
Franco Debenedetti, «il padrone di sinistra», è nato 68 anni fa, è cresciuto, si è laureato e lisa sempre vissuto a Torino. In città, nel collegio per il Senato del centro, si è candidato con successo già due volte e dove ora si ripresenta. Nelle prime due occasioni ha prevalso su Gipo Farassino e Jas Gawronski. Il 13 maggio di quest’anno dovrà vedersela invece con il notaio Aldo Scarabosio, uno degli uomini di punta di Forza Italia e della Casa delle libertà. Prima di dedicarsi alla politica Debenedetti ha lavorato a lungo nell’azienda di famiglia e in Fiat, sempre seguendo il fratello Carlo, anche in Olivetti. È fondatore e presidente della Interaction Design Institute di Ivrea e consigliere di amministrazione di Cir, Cofide, e della Fondazione Rodolfo Debenedetti. La scelta di schierarsi, sette anni fa, con il più importante partito della sinistra, non è stata una sorpresa, dato che, già al tempo dei grandi scioperi dell’autunno caldo, aveva espresso la propria solidarietà alle posizioni degli operai.
In quale commissione ha lavorato?
«In quella per l’Industria e per quella di Finanze e Tesoro».
A quali progetti di legge ha lavorato?
«Tra i tanti ricordo più volentieri quello per la riforma del diritto di recesso da parte del datore di lavoro».
Lo può spiegare in breve?
«È un modo per sottrarre la disciplina del licenziamento alla discrezionalità dei giudici e definirla per legge».
Perché chiede di essere rieletto?
«Gli elettori conoscono le mie idee perché ne parlo da sette anni e ne ho anche scritto in articoli e libri. Sono idee che dovrebbero stare nell’agenda di ogni governo, sia di destra sia di sinistra».
maggio 5, 2001