Numerose sono le voci che si sono levate a esprimere la preoccupazione per l’invasione dei turisti che il Giubileo porterà a Roma. Alberto Arbasino ha manifestato il proposito di fuggire, prendendosi una lunga vacanza sabbatica. Paolo Baratta ha elaborato, ed Eugenio Scalfari ha diffuso, un progetto per incanalare le turbe, in ricordo di quando a Roma ci si recava in pellegrinaggio, su itinerari pedonali, mediante opere provvisorie che, come il teatro insegna, possono essere di grande fascino. Per spostarsi a piedi, aggiungo io, dovrebbero trovare il centro di Roma libero da macchine: renderlo tale permanentemente, dopo averlo sperimentato per un anno. sarebbe il miglior risultato del Giubileo per Roma.
Paolo Portoghesi, forse suggestionato dall’ipotesi di “perdonare” Lutero, ha suggerito di separare il momento religioso da quello turistico e quindi di allestire fuori Roma un grande spazio, come quelli in cui viene accolto il Papa nei suoi viaggi ecumenici. Uno spazio, aggiungo io, con status di extraterritorialità, per evitare le operazioni di controllo alla frontiera.
Suggestioni e provocazioni a parte, resta però aperta la questione di fondo: come “trattare” tanti turisti? Quanti ne può sopportare Roma?
Il modo migliore per rendersi conto dell’entità del problema è il confronto con la situazione odierna. A Roma ogni giorno arrivano (in media annua) 33mila turisti. Arrivano in auto o pullman (15.500 al giorno), in aereo ( 10 mila), in treno (7.500). Si fermano a Roma, 2,4 giorni, media tra gli 1,9 giorni degli italiani e 2,8 degli stranieri. Quindi in Roma si trovano quotidianamente circa 80mila turisti: a essi fa fronte una ricettività alberghiera di 66mila posti letto nel Comune di Roma, 78mila considerando la provincia. Aggiungendo la ricettività extralberghiera anche non autorizzata si arriva a 114mila posti letto in Roma, 200mila nella provincia.
Quanti visitatori attirerà il Giubileo? Già non si sa su quali calcoli si basi la previsione corrente che vuole questo numero pari a 40 milioni. Se così fosse, gli arrivi giornalieri medi passerebbero da 33mila a 133mila, quattro volte tanto. Tenendo conto del fattore di picco e di una propensione a una durata maggiore della permanenza, si troveranno a Roma ogni giorno da 500mila a 800mila visitatori ogni giorno: da 6 a 10 volte quelli di oggi.
Questi turisti si sposteranno, e c’è da temere che non lo faranno lungo i suggestivi itinerari di Baratta e nell’ascetico modo suggerito da Scalfari: più prosaicamente andranno in macchina o in pullman. Per muoversi useranno da 50mila a 100mila macchine in più e da 6mila a 1 I mila pullman in più di quelli che oggi intasano il centra Auto a parte, sarà come se, oltre ai torpedoni turistici di un anno “normale”, il centro di Roma venisse invaso da un numero di mezzi pari da 2 a 4 volte l’intera flotta dell’azienda trasporti di tutta Roma. Per parcheggiare questi mezzi sarà necessario predisporre parcheggi aggiuntivi tra i 400mila e i 500mila metri quadrati: una piazza di 700 metri per 700.
E si potrebbe continuare: calcolare quanti chilometri al giorno percorreranno questi veicoli, tenendo conto che per ospitare tanti turisti si dovrà far ricorso a luoghi decentrati nella provincia, dedurne le emissioni e il livello di inquinamento. Ma basta forse immaginare l’estensione delle code cui darebbe luogo un incidente, o anche solo l’errore di percorso di un conducente. E analogo discorso si potrebbe fare per gli impianti fognari, considerando le necessità alimentari e igieniche dei pellegrini.
L’attenzione pubblica è stata polarizzata dal conflitto di competenze tra ministero dei Lavori pubblici e delle Aree Urbane e Comune di Roma, dalla discussione sul tracciato di un sottopasso nella zona di Castel S. Angelo. Si parla di costruire un grande parcheggio sotto S. Pietro: 500mila metri quadri? Argomenti certo di grande importanza, ma andrebbero discussi dopo, come conseguenza di un pro. getto complessivo di mobilità in cui inquadrarli. Così fanno le città che sono sedi di grandi eventi.
È chiaro che i pellegrini non saranno né 40 milioni, né 30 né 20: neppure la prospettiva di lucrare un’indulgenza prevarrà su quella di affiatare un viaggio verso un simile inferno. Perché ricorrere per regolare il fenomeno, al livello di insopportabilità? Anche perché pure i cittadini che stanno a Roma 365 giorni, e non possono fuggire, hanno un livello di insopportabilità: che è inferiore a quello del turista che a Roma ci sta solo 5 giorni.
Come limitare gli afflussi? La cosa più logica (e più redditizia), anche se non di facile applicazione, sarebbe quello di ricorrere a meccanismi di mercato, un “biglietto d’ingresso” da applicare sui mezzi di trasporto specifici per i turisti, o sulle camere d’albergo. Più facile ma meno tollerabile (di certo per lo Stato italiano: ma anche per la Chiesa, i tempi sono cambiati dall’epoca delle indulgenze) riscuoterlo in via della Conciliazione.
Quello che è sicuro è che esiste un numero massimo di turisti che Roma può accogliere; che questo numero deve essere definito in relazione a un piano di mobilità; che non ci si può affidare ai meccanismi automatici per limitarlo; che l’opinione pubblica, non solo romana, anzi non solo italiana, di tutto ciò ha diritto di essere informata in dettaglio.
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luglio 6, 1996