Le norme della nostra Costituzione, sostiene sul Corriere della Sera di venerdì Paolo Flores d’Arcais in polemica con Galli della Loggia, sono “inequivocabilmente prescrittive nei confronti del legislatore”, non possono essere interpretate e aggiornate alla realtà di oggi ma “costituiscono la strettissima via all’interno della quale devono muoversi legislativo esecutivo giudiziario”.
Infatti, argomenta, “la norma fondamentale, la Grundnorm di Kelsen che regge l’intero sistema deve avere carattere extragiuridico; […] tutte le norme traggono in definitiva la loro legittimità dal fatto storico che ha dato vita a una Costituzione: […] per la nostra è la Resistenza antifascista”, la quale addirittura “trasuda giustizia e libertà da ogni articolo” (non ci fosse quell’art.7…). Vien da ricordargli che quanto alla libertà, per farne esperienza in senso letterale e diretto, centinaia di milioni di persone dovettero attendere la caduta di presupposti che pure ispirarono la nostra Costituzione. E quanto alla giustizia, in particolare quella penale, i casi clamorosi che irrompono sui giornali sono la spia di quanto essa non si sia “mantenuta fedele” al Patto del ’48 “giurato da uomini liberi che venivano dalla prigione, dall’esilio”. I ricordi e le testimonianze di quanti si sono avvicendati ai microfoni del convegno promosso dai settimanali Panorama e Tempi (con l’adesione di Radio Radicale) sabato scorso a Milano sono lì a dimostrare quanto ci si sia allontanati, fino a negarli, dagli ideali che li animavano. Ogni tradizione deve essere interpretata, ri-allegorizzata, perché possa vivere: invece per Flores chi “cerca di cambiare la Carta aggirandone il carattere rigido è nemico eversivo, da combattere con democratica intransigenza”. Beninteso, è pura “fantasia” che, a coloro che si sentono estranei alla nostra Costituzione, egli dia del fascista. Berlusconiano andrebbe meglio?
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dicembre 17, 2013